È un primo colpo di pedale verso una battaglia legale appena iniziata e che avrà il suo vero inizio il 13 ottobre prossimo, ma quanto è stato deciso ieri dal Tribunale di Pistoia, se non fa giurisprudenza è sicuramente già storia.
D.C., - queste sono le iniziali dell'imputato è il signore di Pistoia rinviato a giudizio per aver scritto su facebook «investire un ciclista per educarne cento», con un chiaro riferimento all'investimento di un corridore professionista colombiano, all'epoca in forza ad una formazione americana e oggi alla Ineos, la formazione più forte del mondo, che tra gli altri annovera il pluricampione del mondo Filippo Ganna e il vincitore di un Tour de France Egan Bernal.
Il capo di imputazione è di quelli pesanti: istigazione a delinquere aggravato dalla diffusione a mezzo informatico.
«Questo è un avvenimento unico in Italia ci spiega Marco Cavorso, un padre che qualche anno fa ha vissuto sulla propria pelle la tragedia della morte del figlio Tommy, di soli 13 anni, travolto da un'aauto -. Quello che mi auguro è che questo impedisca in futuro, a chiunque, di diffondere il mito della sopraffazione e della violenza anche verbale nei confronti degli utenti deboli della strada, quali sono appunto i ciclisti».
Tutto nasce da una questione di principio.
«Anche in quella straziante circostanza aggiunge Cavorso -, dopo sole poche ore si scatenarono gli hacker e scrissero sulla morte del mio ragazzo cose inimmaginabili. Allora non ebbi la forza di reagire, oggi ho deciso che non potevo stare zitto. Così, dopo averci pensato un giorno, ho preso il telefono e ho chiamato l'amico Carlo Iannelli, avvocato, che due anni fa anche lui è stato toccato dalla perdita di Giovanni, in un incidente in corsa e mi sono affidato a lui. Quindi come libero cittadino abbiamo deciso di fare un esposto alla Procura della Repubblica di Pistoia e già che c'eravamo, visto che ne faccio parte come responsabile della sicurezza stradale, coinvolgo anche l'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani.
A dire il vero a Pistoia ci sono andato solo con l'intento di ottenere il riconoscimento di ACCPI come parte civile, invece il giudice non solo ha accettato il sindacato, ma ha anche disposto per il rinvio a giudizio».Ed è solo la prima tappa.
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