Politica

Al posto di Mauro arriva Calabresi E anche Sofri lascia "Repubblica"

Il collaboratore ex Lotta Continua fu condanato per l'omicidio del padre di Mario Calabresi, nuovo direttore del quotidiano

Al posto di Mauro arriva Calabresi  E anche Sofri lascia "Repubblica"

Roma Storie umane, storie di vita professionale. Storia di questo Paese. Fantasmi che risorgono dalla memoria.S'avviluppano odi e rancori, sentimenti ed emozioni, nell'annunciato (ora ufficiale) avvicendamento alla direzione del quotidiano La Repubblica. Il prossimo 14 gennaio, quarantennale della fondazione del giornale di Eugenio Scalfari, lascerà anche il secondo direttore, Ezio Mauro. Carriera spesa tra le cronache degli anni di piombo alla Gazzetta del Popolo, la politica per la Stampa negli anni Ottanta, le corrispondenze dall'Urss per la Repubblica. E poi le direzioni: alla Stampa dal '92 (per due anni è condirettore), a Repubblica dal '96. Cavallo di pura razza piemontese, da Dronero, forgiatosi negli anni del terrorismo, cooptato da Scalfari come il più rassicurante e fedele interprete della Linea (prima lo era Paolo Guzzanti).Mauro lascia a una terza generazione di cavalli di razza, impersonata da Mario Calabresi, figlio del commissario di polizia assassinato a Milano nel 1972 a opera di un commando di Lotta Continua (questa, almeno, la verità processuale; secondo altri, invece, ucciso da Valerio Morucci, Potere operaio e brigatista antemarcia). Calabresi, già cronista parlamentare e quindi a capo del servizio politico di Repubblica, in predicato più volte di essere nominato direttore del Tg1 o del Corriere della Sera, da qualche anno guida la Stampa sulle salde rotaie del renzismo più oltranzista. Segnale che anche in largo Fochetti, in spregio all'antipatia più volte espressa dal Fondatore Scalfari per le gesta del premier, sbarca il Matteo nazionale (qualche avvisaglia s'era già vista negli ultimi tempi di Mauro, sempre più deciso nell'uniformarsi al coro pro-Renzi e attento a non stonare - in vista per lui qualche buen retiro in Rai o altrove?).Ma la vita è assai strana, quando vuole. Non bastasse il dedalo fin qui descritto per sommi capi, caso vuole che a dare conferma dell'arrivo di Calabresi a Repubblica sia stato, tra gli altri, un tweet (arma prediletta da Renzi) inviato da Luca Sofri, figlio di Adriano, imputato in un'intricatissima selva giudiziaria d'essere il mandante proprio dell'omicidio Calabresi, quando era il Capo di Lotta Continua. Sofri padre si è sempre dichiarato innocente, rifiutando per questo qualsiasi richiesta di grazia o clemenza: condannato in via definitiva a 22 anni, ne ha trascorsi solo nove in galera; altri sei-sette li ha passati ricoverato per problemi di salute e agli arresti domiciliari. Per lo stesso motivo, il «fine pena» gli è arrivato in anticipo, nel 2012. Sofri non ha mai smesso però di essere tra i collaboratori più assidui (diremmo storici) di Repubblica, oltre che del Foglio di Giuliano Ferrara (già amico di Mauro dagli anni torinesi).Gira che ti rigira, il «fato» precipita gli eventi con cura orditi, la trama si dipana. Renzi mette le mani su Repubblica, Mauro accetta e conferma alla redazione. La notizia gira (auspicabile una telefonata di Mauro a Sofri). Quest'ultimo viene raggiunto dalla novella in viaggio per il Bangladesh e come primo pensiero invia una Piccola posta al Foglio on-line: «Sono contento per Mauro, che comincerà una terza delle sue sette vite nella forma migliore. Gli sarà un po' difficile, con la passione che lo anima, lasciare proprio durante una guerra mondiale. Ma troverà senz'altro un buon punto da cui partecipare. (Essendo la mia lunga collaborazione a Repubblica un riflesso della mia personale amicizia per Ezio Mauro, naturalmente finirà con la sua direzione)».Uscita e pretesto elegante, pur di non doversi confrontare con il figlio di colui che gli viene addebitato dalla giustizia come peso sulla coscienza. Arriva Calabresi e Sofri abbandona Repubblica: ricordi, nemesi e perdono in un coacervo narrativo degno di una tragedia di Eschilo, cui manca solo il coro.

Anzi no, quello già gorgheggia: canterà le magnifiche lodi, e progressive, del reuccio di Palazzo Chigi.

Commenti