Roma - «Per l'Italia è un momento cruciale, di grande cambiamento, che può portare al ritorno del centrodestra al governo. Non si può permettere che uno dei quattro grandi Paesi dell'Ue, con Germania, Francia e Spagna, cada nelle mani di un partito populista ed euroscettico come il M5S». Antonio López Istúriz White, segretario generale del Ppe, spiega speranze e preoccupazioni dei popolari europei in vista delle nostre elezioni politiche di primavera.
Quanto pesa una vittoria del centrodestra italiano per la grande famiglia del Ppe?
«Moltissimo. In Italia da sette anni il centrodestra non è al governo e per noi è essenziale che questo cambi, anche in vista delle elezioni europee del 2019. Negli ultimi tempi, purtroppo, il governo italiano non è stato molto presente nelle decisioni di Bruxelles, come è successo in passato ai tempi di Silvio Berlusconi ma anche di Romano Prodi. Ora deve tornare ad essere uno degli attori principali e al governo serve qualcuno di capacità ed esperienza. Non certo del M5S. Per il Ppe e per il progetto europeo sarebbe un grave danno se questo movimento prevalesse. Guardiamo con grande attenzione ai negoziati per formare un nuovo governo di centrodestra di Angela Merkel in Germania e di Sebastian Kurz in Austria. Già abbiamo festeggiato la vittoria, pure molto individuale, di Macron in Francia e anche in Spagna abbiamo un premier del Ppe. Ora tocca all'Italia».
E quanto pesa il ruolo di leader di Berlusconi?
«Lui rappresenta il centro strategico dell'alleanza e il suo partito, Forza Italia, secondo i sondaggi è il più forte. Noi siamo ottimisti sul fatto che la sua leadership porti alla vittoria. Sarebbe importante soprattutto perché garantirebbe una linea moderata. In Europa conosciamo Berlusconi e per noi ha già rappresentato una garanzia, quando governava con la Lega Nord ed è riuscito a far cambiare le posizioni antieuropeiste iniziali di quel partito».
Mercoledì la Cedu discuterà il ricorso dal quale dipende la candidabilità di Berlusconi, che cosa si augura?
«Tutta la leadership del Ppe ha già sottolineato che per noi è Berlusconi il candidato premier del centrodestra e quindi vorremmo che gli fosse restituita la possibilità di candidarsi. La decisione, naturalmente, sarà della Corte di Strasburgo e non possiamo entrare nel merito del ricorso, ma sarebbe importante che arrivasse prima delle elezioni italiane. Se gli fosse data ragione, avrebbe il tempo di presentarsi alle elezioni e di improntare la strategia di tutto centrodestra su una linea pro Ue».
Lei ha ricordato che con la Lega di Bossi Berlusconi è stato una garanzia per l'Europa, può esserlo anche con la Lega di Salvini, che alcuni temono guardi al M5S?
«Della Lega al Ppe non piace la linea di euroscetticismo di questi anni e auspichiamo un cambiamento. Dobbiamo capire come vanno le trattative tra i partiti del centrodestra sui punti del programma».
Oggi (ieri, ndr) il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, tra i fondatori di Forza Italia e indicato come possibile candidato-premier in caso di impossibilità di Berlusconi, va alla scuola di formazione della Lega a Milano. Può essere il segnale di nuovo confronto del partito di Salvini con l'Ue?
«Questo incontro è una buona notizia per noi. Tajani, oltre che presiedere il parlamento Ue, rappresenta in Europa la linea moderata del centrodestra italiano. E se viene invitato ad un incontro della Lega possiamo immaginare che si stiano cercando punti di contatto con l'Ue».
Per rafforzare proprio questa parte moderata della coalizione sta nascendo una quarta
gamba, un centro che va dall'ex Ap Costa all'Udc Cesa a Rotondi di Rivoluzione cristiana. Che ne pensa?«Il Ppe si riflette proprio nell'ala moderata del centrodestra e quindi, se si allarga, è qualcosa di positivo».
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