A pranzo con Bergoglio due detenuti ne approfittano per evadere

Massimo M. Veronese

Per loro è stata un po' l'ultima cena, anche se era l'ora di pranzo. Pensare che insieme a tutti gli altri, bisognosi di ogni ordine e grado e penitenti in fila sparsa, avevano mostrato pentimento e sentimento di fronte all'Altissimo, non siamo cattivi, dicevano, è che ci disegnano così. Anche perché a pranzo, di fronte a loro, tra bicchieri di vin santo e portate di strozzapreti, c'era il Papa in persona mica un povero cristo qualunque. Ma, si sa, anche all'ultima cena c'era anche Giuda. E qui i Giuda sono addirittura due. Si è saputo ieri ma la cosa è di una decina di giorni fa, di quando cioè Bergoglio è stato ospite della basilica di San Petronio, a Bologna, per il celebre pranzo con i bisognosi. In due si sono allontanati senza dare nell'occhio e soprattutto senza fare ritorno nella struttura dove erano internati. Fuggiti così su due piedi, come Giacomo Casanova dai Piombi o Papillon dall'Isola del Diavolo. Ecco magari un po' meno romantici e un po' più paraculi. Del resto l'occasione, lo dicono anche in galera, fa l'uomo ladro.

Protagonisti, raccontano le cronache, due uomini di origine napoletana, usciti per l'occasione da qualche pellicola alla Totò truffa, che ospiti della Casa di lavoro e reclusione di Castelfranco Emilia, nel Modenese se la sono data a gambe appena la Provvidenza ha provveduto a creare l'occasione di cui sopra. Entrambi facevano parte del gruppo di circa una ventina di detenuti che hanno partecipato al pranzo per i poveri al con Papa Francesco dopo la recita dell'Angelus in piazza Maggiore. Finito il pasto e le preghiere si sono dileguati dalla basilica facendo perdere le proprie tracce. I due in realtà avrebbero già scontato la propria pena ma nei loro confronti è stata applicata la misura di sicurezza detentiva perché ritenuti socialmente pericolosi. C'è quindi poco da stare tranquilli.

La Casa lavoro di Castelfranco è una struttura alternativa al carcere per il reinserimento sociale dei detenuti. Gli internati napoletani anche se tecnicamente non sono considerati evasi, sono ricercati, spiega il linguaggio della burocrazia per essere sottoposti alla misura di sicurezza detentiva alla quale si sono sottratti dopo l'allontanamento dalla Casa di lavoro e reclusione di Castelfranco Emilia.

La fuga in questione in realtà mette più divertimento che inquietudine. Del resto lo diceva anche Jim Morrison Di questi tempi la fuga è l'unico mezzo per continuare a sognare. Magari non li ritrovano più. Si dice: a Dio piacendo...

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica