Anna Maria Greco
Roma C'è una frase di Piercamillo Davigo che suona come un avvertimento al premier Matteo Renzi: «Il problema è che mentre prima, pacificamente, si rubava per fare carriera all'interno dei partiti politici, adesso si usano altri sistemi. Al momento non è ancora chiaro quali siano, perché i processi relativi alle elezioni primarie non li abbiamo ancora fatti. Quando li faremo, scopriremo come funzionano».
Le primarie, si sa, in Italia le fa solo il Pd con Sel e il presidente dell'Anm, ex stella del pool di Mani pulite, parla da magistrato e certo a ragion veduta, informata.
La frase sibillina la scrive nel libro firmato con Gherardo Colombo La tua giustizia non è la mia. Dialogo tra due magistrati in perenne disaccordo. È in uscita con Longanesi e il Corriere della sera ne ha anticipato alcune parti.
Perché Davigo lancia un avvertimento su corruzione e primarie che certo fa tremare il partito del presidente del Consiglio? Che cosa sa? Di problemi quest'anno ce ne sono stati nelle elezioni dei democratici, con denunce, accuse di brogli e inchieste. A Milano ha fatto notizia la mobilitazione di cinesi per Giuseppe Sala, ma a Napoli sono intervenuti pesantemente i pm.
Telecamere nascoste dai cronisti hanno, infatti, registrato scene sospette davanti ai circoli Pd allestiti per il voto del 6 marzo, con consiglieri e delegati che davano soldi agli elettori per votare la candidata Valeria Valente, diventata candidata sindaco con uno scarto di quasi 452 voti rispetto allo sfidante Antonio Bassolino. Ai seggi di Scampia, Villa San Giovanni, Piscinola, San Giovanni-Sala Rusticone, consegnavano ad alcune persone l'euro per la donazione al partito o anche 10 euro, perché mettessero la croce sul nome giusto.
Bassolino, «disgustato per il mercimonio» di voti, ha poi presentato ricorso, chiedendo l'annullamento dello scrutinio nei seggi incriminati. E la procura di Napoli ha iniziato una indagine conoscitiva sulla base del video. Ci sono anche le immagini girate davanti ad un Caf del rione Sanità, dove si vedono entrare diverse persone munite di schede elettorali. Ne sono nati tre filoni d'indagine. Mentre la commissione di garanzia per le primarie del centrosinistra ad aprile archiviava il procedimento disciplinare sugli accusati Tonino Borriello e Gennaro Cierro.
«A Napoli c'erano file lunghe così, alle primarie del Pd, neanche regalassero soldi. Anzi sì, li regalavano», è stata la satira di Maurizio Crozza.
Anche a La Spezia ci sono state accuse di brogli durante lo spoglio di aprile, denunce di anomalie, risse e ricorsi.
Ma guai giudiziari si vedono da anni, anche attorno alle primarie per il parlamento Pd-Sel del 2012. A Salerno intercettazioni rivelavano progetti di brogli e i magistrati hanno indagato su stretti collaboratori di Vincenzo De Luca. A Brindisi, il processo per falso a 30 scrutatori che, per l'accusa, avrebbero inserito nomi di votanti mai andati al seggio. La procura di Potenza ha indagato sulle primarie per la segreteria del Pd in Basilicata del 2014. E nel 2015 è stata la procura di Savona a indagare sul presunto inquinamento delle primarie liguri del Pd, per violazione della legge sulle candidature nella pubbliche amministrazioni.
Al centro, le vicende del seggio di Albenga, città dove Raffaella Paita ha vinto su Sergio Cofferati. E questi ha denunciato che c'erano stati troppi stranieri e minori alle urne.Sono solo alcuni casi, c'è da capire a quale pensasse Davigo. E che sorprese verranno fuori per il Pd.
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