"Precaria tranquillità" al Colle: pochi spazi per tornare al voto

Se a settembre dovesse passare anche il taglio dei parlamentari i tempi per le urne si allungherebbero

"Precaria tranquillità" al Colle: pochi spazi per tornare al voto

Roma - Un salto a Rimini, per il concerto di Riccardo Muti, poi le ultime udienze romane e tra qualche giorno anche il capo dello Stato farà i bagagli per le vacanze, destinazione Maddalena. Sergio Mattarella vive con una «tranquillità precaria» l'attesa dell'ennesima settimana decisiva del governo, il milionesimo scontro da dentro o fuori della maggioranza gialloverde. Se infatti l'esecutivo sopravviverà domani al voto di fiducia al Senato sul decreto sicurezza bis, se mercoledì, sempre a Palazzo Madama, scamperà alla mozione grillina anti Tav, allora il gabinetto Conte sarà «obbligato» a durare a lungo. Almeno fino a metà primavera. L'otto settembre la Camera dovrebbe varare il taglio dei parlamentari e in questo caso, tra l'attesa per eventuali richieste di referendum e l'applicazione della riforma, la finestra elettorale si richiuderà per diversi mesi. C'è di più. Se nel frattempo Salvini e Di Maio romperanno davvero, il Quirinale non scioglierà ma dovrà comunque mettere in piedi un altro governo. «Qualunque cosa accada», il presidente non può far «aggirare una volontà espressa» dalle Camere.

Niente zampine e nemmeno Zampetti, fanno sapere dal Colle. Mattarella non sta brigando per allungare il brodo e non ha avuto contatti con le forze politiche su questo argomento. Si tratta insomma, di una constatazione oggettiva della situazione politica, di una presa d'atto logica: se ci sarà il taglio di deputati e senatori - una riduzione per altro sostanziosa, da 945 a 600 - non si potrà far finta che non sia successo nulla. L'opposizione potrebbe chiedere lo svolgimento di un referendum confermativo: bastano un quinto dei parlamentari di una Camera, o mezzo milione di firme, o cinque consigli regionali. La Costituzione prevede tre mesi di tempo per domandarlo e altri 90 giorni per fissare la data della consultazione. Prima di un annetto sarebbe impossibile rimandare il Paese alle urne. Senza contare che potrebbero essere i Cinque stelle a volere il referendum. «Incasseremmo il risultato politico e allungheremmo la durata della legislatura». Un doppio vantaggio. E se nel frattempo ci sarà una crisi, il capo dello Stato dovrà cercare un'altra maggioranza.

Matteo Salvini ha quindi due strade davanti. La prima è fare il duro e andare allo scontro su sicurezza e Tav. La seconda, a Montecitorio considerata più probabile, è fare buon viso e aspettare l'8 settembre e la riforma, mantenendo però una forte pressione mediatico-politica sui 5s. Magari il leader del Carroccio si accontenterà di un rimpasto autunnale per far fuori ministri scomodi e dare una maggiore impronta leghista alla squadra. Di Maio ha fatto capire di essere disposto a sacrificare Danilo Toninelli. Pure i grillini hanno però i loro problemi interni. Dieci senatori Cinque stelle sono orientati a non votare la fiducia sul decreto sicurezza bis. I numeri a Palazzo Madama ballano parecchio, anche se potrebbe arrivare in soccorso Fdi. Il gruppo della Meloni potrebbe uscire dall'aula prima del conteggio, abbassando così il quorum.

Ma la questione si ripresenterà due giorni dopo a parti invertite. La Lega si troverà a votare con Pd e Forza Italia contro la mozione degli alleati: quale miccia migliore per aprire la crisi e evitare una Finanziaria di molti tagli e poche spese?

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