«Siamo stati i primi a sostenere la validità del progetto e continuiamo a difenderlo». Il progetto è il governo di unità nazionale. E a difendere Mario Draghi e il suo esecutivo Berlusconi intende dedicare tutte le energie sue e del partito. È questo il punto centrale del discorso che ieri, ad Arcore, il leader azzurro ha rivolto ai coordinatori regionali, riuniti nella residenza brianzola del presidente di Forza Italia. Era da tanto che i vertici azzurri non si riunivano in presenza. E questo vertice, cui hanno presenziato anche il coordinatore nazionale Antonio Tajani e i due capigruppo (Anna Maria Bernini e Paolo Barelli) è stata l'occasione per ribadire a chiare lettere la linea del partito e l'agenda dei prossimi mesi.
È da tempo che Berlusconi continua a ripetere che non c'è contraddizione tra il difendere il governo Draghi e allo stesso tempo la compattezza della coalizione con Lega e Fratelli d'Italia. Secondo il leader azzurro è necessario che la legislatura arrivi alla scadenza naturale. E questo per un solo motivo: mettere il Paese in sicurezza, allontanando a un tempo lo spettro della crisi sanitaria e rispettando gli impegni presi con il Patto nazionale di ripresa e resilienza. E sul fatto che il servizio al Paese di Draghi non si esaurirà al termine della legislatura, Berlusconi è altrettanto chiaro. «Noi - spiega - speriamo che Draghi, possa svolgere una funzione importante anche dopo. Su tutto questo credo non ci siano divergenze serie, al di là di qualche incomprensione personale che invito caldamente tutti a superare. Gli equilibri politici dell'Italia sono per una parte importante nelle nostre mani, non solo per un dato numerico ma perché questo Paese non è governabile senza l'area politica, la cultura, i valori che noi rappresentiamo. Per questo vi chiedo ancora una volta compattezza, solidarietà, amicizia fra voi. Uniti, abbiamo un grande futuro per tutti. Il futuro dell'Italia liberale». Il partito, insomma, risulta compatto almeno riguardo ai prossimi appuntamenti politici. Sulla questione Quirinale, quindi, c'è una sola linea: favorire un candidato che non metta in discussione il lavoro di questo esecutivo, anzi che lo difenda e lo garantisca. E sulla sua candidatura, segnalano fonti azzurre, si sente ovviamente molto lusingato ma «non posso permettermi giri a vuoto, la mia storia non me lo permette».
Poi sulle alleanze in vista dei prossimi impegni elettorali lo stesso Berlusconi torna a ribadire la coesione della coalizione. «In un risultato complessivo che per il centrodestra non è stato positivo - ammette il leader azzurro -, gli unici a vincere sono stati i candidati con un profilo come il nostro. Voglio a questo proposito rivolgere un saluto affettuoso a Roberto Occhiuto e a Roberto Dipiazza che hanno dimostrato, con i loro successi, cosa può fare un centro destra a trazione liberale». Le prossime settimane devono necessariamente essere dedicate anche a un confronto con gli alleati per la scelta dei candidati del prossimo turno di Amministrative in programma in primavera. A quel tavolo, però, Forza Italia si siede in un ruolo di parità. «Da parte dei nostri alleati - conferma Berlusconi - non c'è nessuna egemonia». Frase questa rivolta soprattutto all'ala «governista» del partito, quella per intenderci rappresentata dai tre ministri azzurri che più volte si sono lamentati di un condizionamento pesante dell'ala sovranista della coalizione nei confronti dell'anima moderata e liberale. E allo stesso tempo non è possibile «costruire alleanze diverse o alternative fuori dal centro-destra». «Una simile ipotesi - conferma - non sarebbe coerente né con la nostra storia né con le esigenze del Paese».
Berlusconi si è poi appellato proprio ai coordinatori regionali per un rinnovamento ampio e radicale della macchina del partito. «Dobbiamo rilanciare la nostra presenza - spiega -, coinvolgendo tante energie nuove, che ci sono e che possono essere attivate e al tempo stesso gratificate offrendo loro la responsabilità di rappresentare Forza Italia nei loro comuni».
Ripensare il partito e ripartire dai territori. Questo il primo obiettivo. «Dobbiamo essere rappresentati in modo attivo in tutte le 117 province e grandi città italiane. Perché - aggiunge Berlusconi - se è vero che il nostro è soprattutto un voto di opinione, è vero anche che la presenza nei comuni serve a far conoscere le nostre idee e le nostre battaglie di libertà. Serve un portabandiera in ogni comune». Nei piccoli centri ma anche in tv. Berlusconi, riportano poi fonti di agenzia, si sarebbe infatti lamentato per la scarsa presenza di azzurri nei talk televisivi.
E intanto annuncia che riaprirà Villa Gernetto per ospitare i corsi dell'Università del pensiero liberale sulla politica, sull'economia e sull'attività amministrative.Nell'agenda di Berlusconi anche il viaggio a Rotterdam, il 17 e il 18 novembre, per il congresso del Ppe.
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