Il premier risponde all'Europa: non si cresce tagliando i salari

Benvenuto al Sud. A prendere applausi, contestazioni, indifferenza. A seminare slogan e speranze. A firmare protocolli e accordi di programma. Soprattutto, a far sentire per un giorno protagonisti gli italiani più lontani dal palazzo. È la vigilia del Ferragosto più lavorativo che mai un premier abbia vissuto, e va in scena il «Matteo Renzi Verso Sud» in tour. La data non è delle più consuete, è vero. Ma il premier, furbetto, ci gioca: «È questione di sfiga cosmica: ci eravamo dati tre mesi, il 14 maggio, per fare il punto della situazione». Così ottiene tre risultati: fingere modestia, vantare puntualità svizzera e mostrarsi disinteressato degli ombrelloni che pure riparano i suoi compagni di governo (nulla di male, intendiamoci).

Benvenuto al Sud. E alla sua capitale, morale e immorale: Napoli. Il premier atterra poco dopo le 9 a Capodichino e scalda i motori in una eccellenza poco nota della periferia orientale del capoluogo campano, l'azienda K4A, che produce elicotteri. Un inizio soft, buono per qualche tweet ottimistico dalla prosa adolescenziale: «E niente. Vedi a Ponticelli una start up che è all'avanguardia mondiale su ingegneria ed elicotteri. Anche questa è Napoli. L'Italia riparte».

E riparte anche Renzi, che va a Bagnoli. Qui il premier, scortato dal fido Graziano Delrio, firma con il presidente della Regione Stefano Caldoro e con il sindaco Luigi De Magistris l'accordo di programma per la ricostruzione della Città della Scienza distrutta nel marzo 2013 da un rogo doloso e doloroso: una robetta da 34 milioni inserita nella bonifica di tutta l'area ex Italsider. «Basta cultura della rassegnazione e della delega. Con Bagnoli Napoli può voltare pagina», il fervorino in sintesi. Ma a Bagnoli Renzi incontra anche l'acre protesta dell'associazione Terra dei Fuochi che si dice ignorata e di due lavoratori dei Consorzi unici di bacino senza stipendio da 22 mesi ma col cappio intorno al collo.

Piccolo intervallo dedicato al set nazionale nelle parole di Renzi. Governo/1: «Andiamo avanti col programma fissato, con calma e serenità». Governo/2: «Può sbagliare, ma casomai chiede scusa e ricomincia, non scappa». Pil: «Non è lo 0,2% a fare la differenza con la Germania ma il clima di rassegnazione nell'opinione pubblica». Concretezza: «Basta discussioni astratte, mettiamoci al lavoro e spendiamo bene i soldi». Giustizia: «La sua riforma andrà a compimento nel consiglio dei ministri del 29 agosto». Crescita: «Tutta l'Europa è in crisi, non solo l'Italia, e non se ne esce deprimendo le economie e tagliando i salari». Riforma costituzionale: «Definirla autoritaria è solo una boutade estiva».

Ma è tempo di ripartire. Ecco Reggio Calabria, dove Renzi promette il completamento del tribunale, la nomina a fine mese del commissario regionale per la Sanità ma chiede di utilizzare meglio i fondi Ue («tra tre mesi voglio vedere già i cantieri»). Ecco Gela, che Renzi è il primo premier a visitare (se ne vanta in un tweet ) e dove c'è da affrontare la crisi del Petrolchimico, magari puntando sul turismo («attraiamo i visitatori in una località come questa»). Ecco Termini Imerese orfana della Fiat, dove il premier è accolto da persone che scandiscono: «Lavoro! Lavoro!».

Ecco, il giovedì del Sud volge al termine. Un intero pezzo di Italia spera di non aver visto una stella cadente agostana, che esprimi un desiderio e tutto resta come prima. Renzi, lui, promette ovunque: «Torno il 7 novembre». Prendete nota.

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