A Bruxelles non l'hanno presa benissimo. Il Parlamento italiano ha autorizzato il governo a fare nuovo deficit fino al 2,4% del Pil senza aspettare il via libera della Commissione alla flessibilità e proprio mentre l'Ufficio parlamentare di bilancio metteva in discussione la validità del denominatore, cioè la crescita del Pil. E quindi anche le stime sul deficit. Palazzo Chigi ha messo nel Documento di economia e finanza il deficit comprensivo della flessibilità dello 0,4% per terremoto e migranti. Le Camere hanno approvato le cifre governative e la maggioranza ha spinto il governo ad aumentare il deficit. Stime più realistiche, ma anche più margini per provvedimenti di spesa, necessari ad affrontare la campagna referendaria.
Ma non hanno fatto i conti con Bruxelles e infatti oggi la partita sui conti potrebbe finire con una mezza marcia indietro. Il governo potrebbe scrivere nero su bianco che il deficit del 2017 si fermerà al 2,2%. Uno 0,2% concesso all'Europa che dovrebbe comportare una correzione dei conti superiore ai 3 miliardi, tutti da trovare alzando l'asticella dei tagli alle spese, che nel Def versione aggiornata è ferma a 2,6 miliardi. Obiettivo poco ambizioso per la spending review che potrebbe addirittura raddoppiare. Difficile che resti immune il Fondo sanitario nazionale. Nonostante le rassicurazioni, dovrebbe arrivare a 112 miliardi e non ai 113 previsti per il prossimo anno.
Difficile un giro di vite fiscale, visto che le maggiori entrate per il prossimo anno sono state contabilizzate in otto miliardi di euro. La sfida, come è stato scritto dal Giornale nei giorni scorsi, è quella sull'Iva a partire dal 2018.
Le entrate fiscali aggiuntive contabilizzate per l'ultimo anno di legislatura sono di 20 miliardi. Difficile in queste condizioni non fare aumentare l'Iva.
Oggi alle 15 il governo svelerà la manovra. C'è da scommettere che ci saranno i titoli dei provvedimenti e che per le tabelle con il dettaglio di entrate e uscite si dovrà aspettare.
Il valore complessivo della manovra dovrebbe essere di 24,5 miliardi di euro. Ben 15 miliardi per sterilizzare l'aumento dell'Iva e delle accise del 2017.
Le misure dovrebbero essere quella anticipate, salvo sorprese last minute. Il taglio dell'Ires, l'imposta sulle imprese che sarà ridotta dal 27,5 al 24%, il superammortamento per gli investimenti in innovazione. La nuova Iri, imposta sul reddito dell'imprenditore. Le 10 mila assunzioni nella pubblica amministrazione, anche se ieri l'ipotoesi circolata è di stabilizzare 3.000 medici e 4.000 infermieri precari. Poi la defiscalizzazione del salario di produttività e del welfare aziendale. Poi gli esuberi delle banche, il bonus energetico e il vasto capitolo pensioni.
Non una manovra rivoluzionaria. Ieri il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha detto che «per investire avremmo bisogno di poter fare più deficit ma per fare ciò bisognerebbe cambiare il Fiscal compact», cioè le regole europee. «Finché le regole non cambiano noi le rispetteremo ma ci impegneremo per cambiarle», ha aggiunto. Parole che lasciano trasparire insoddisfazione per le politiche per la crescita.
Ieri è arrivato un appello anche da Bankitalia, che nel bollettino trimestrale ha chiesto «un recupero più robusto degli investimenti», leva decisiva per rafforzare la ripresa ciclica che potrebbe valere mezzo punto di Pil.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.