Da Premio Nobel a guru di ogni complottismo. Il vero mistero è stata la vita di Montagnier

Sposando verità antiscientifiche aveva un seguito enorme. E molte ombre

Da Premio Nobel a guru di ogni complottismo. Il vero mistero è stata la vita di Montagnier

Verrà ricordato come il pioniere delle ricerche contro l'Aids o come l'idolo dei no vax? Sarà il tempo a dirlo, a conferma del fatto che non siamo mai una sola cosa. Luc Montagnier è stato sia il premio Nobel illuminato degli anni Ottanta, sia il suo opposto, cioè un uomo che a un certo punto della sua vita ha fatto dell'irrazionalità e dell'anti scienza la sua bandiera. A poche ore dalla sua morte, i social e le chat degli anti vaccinisti lo stanno consacrando come «colui che ha cercato di smascherare un sistema di corrotti» e promettono di «continuare la battaglia nel suo solco». «Voi non vaccinati salverete l'umanità» li aveva «benedetti» lui meno di un mese fa in piazza a Milano, sentenziando (tra gli applausi) che è «un crimine vaccinare i bambini».

L'uomo - anziano, fragile, contraddittorio - non c'è più. Ma le sue parole - senza alcuna fondatezza scientifica - restano, pesanti come pietre. Anzi, rischiano di venir consacrate a vangelo dal popolo di chi vede nella campagna delle vaccinazioni e nel green pass una dittatura sanitaria.

Per ore la morte di Montagnier, 89 anni, avvenuta martedì nell'ospedale di Neuilly-sur-Seine, alle porte di Parigi, è stata avvolta dal mistero. E un po' di mistero resta anche su tutta la carriera dell'ex premio Nobel, screditato dalla comunità scientifica, già nel 2017, prima della pandemia per la sua deriva «alternativa». Degna più del guru di un centro olistico che di un uomo di scienza. Montagnier aveva teorizzato, ovviamente senza tesi scientifiche a supporto, una correlazione tra autismo e vaccini. Aveva raccontato alle mamme dei bambini autistici che potevano curare i loro figli con l'antibiotico. Sosteneva che il Parkinson si poteva combattere con la papaya e appoggiava il principio dell'omeopatia e della memoria dell'acqua. Già ai tempi delle scoperte sull'Hiv, fu al centro di forti polemiche con lo scienziato americano Robert Gallo, e si scatenò un'accesa disputa internazionale su chi dei due potesse fregiarsi della paternità della ricerca. Non mancarono poi, all'epoca del Nobel nel 2008, rivalità anche «interne» con i colleghi del suo stesso istituto che parteciparono alla scoperta premiata con il Nobel. L'anno dopo Montagnier negò perfino l'origine virale dell'Aids, sostenendo che «un buon sistema immunitario» è in grado di lottare contro l'Hiv. Di fatto contestò se stesso, come se non fosse stato lui a scrivere l'articolo pubblicato sulla rivista Science nel maggio del 1983, in cui descriveva per la prima volta un retrovirus umano trovato in tutti i malati di Aids.

Nel 2010, a circa 80 anni, Montagnier, trasferitosi a Shanghai, in un colloquio con la stessa rivista riferiva di essere impegnato in studi sulle «onde elettromagnetiche prodotte dal Dna a contatto con l'acqua». Lavori da molti ritenuti folli, che hanno finito per screditare il virologo agli occhi della comunità scientifica, consegnandolo nelle mani della folla no vax.

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