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Prendere Roma e Milano. Il piano di Zingaretti per saldare l'asse coi 5s

La strategia del dem: trasformare le Comunali del 2021 nel palcoscenico della nuova alleanza

Prendere Roma e Milano. Il piano di Zingaretti per saldare l'asse coi 5s

A conferma di quanto siano ormai volatili le leadership, è bastata una tornata elettorale regionale con meno di venti milioni di italiani al voto per ribaltare la percezione di un Pd in grande affanno e di una Lega ormai granitica. Il processo in corso a Matteo Salvini all'interno del centrodestra, infatti, è inversamente proporzionale alla ritrovata centralità di un segretario che fino a ieri buona parte dei vertici dem guardavano con grande diffidenza. Nicola Zingaretti ne è ben cosciente e, seppure allettato dall'idea di ricoprire un ruolo di peso all'interno del governo come potrebbe essere quello di vicepremier, pare sia soprattutto intenzionato a rafforzare ancora la sua segreteria in attesa del grande salto, da fare quando arriveranno le prossime elezioni politiche (presumibilmente nel 2023).

Così, a largo del Nazareno già si sta lavorando sulla prossima tornata amministrativa, non troppo pesante dal punto di vista del numero dei votanti ma politicamente di rilievo per i Comuni che andranno alle urne. Tra il 15 aprile e il 15 giugno del prossimo anno, infatti, si eleggeranno - tra gli altri - i sindaci di Roma, Milano, Napoli e Torino. Quattro partite che avranno necessariamente una ricaduta nazionale, se pure non così forte da condizionare gli equilibri del governo. Ed è su questo palcoscenico che Zingaretti vorrebbe «celebrare» un'alleanza strutturale tra il Pd e il M5s (o quello che ne resterà se gli Stati generali grillini dovessero concludersi in maniera rovinosa).

Si parte da Roma, dove la presenza ingombrante di Virginia Raggi (nel tondo) potrebbe essere superata con un nome di peso della società civile. Pare che in queste ultime ore, per dire, il capo della Polizia Franco Gabrielli sia meno indisponibile di qualche settimana fa. Mentre un'alternativa potrebbe essere Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Nomi che piacciono al segretario dem e che permetterebbero al Movimento di convergere, magari sistemando l'uscente Raggi con un seggio in Parlamento. L'altra partita decisiva delle prossime comunali sarà Milano, con Giuseppe Sala che ancora non ha confermato la sua ricandidatura. Il sindaco ha rimandato ogni decisione alla «fine dell'autunno», forse anche perché ha percepito una certa freddezza dalle parti del Nazareno. D'altra parte, proprio Salvini ha detto che entro qualche mese il centrodestra «farà il suo nome» per Milano e il profilo dello sfidante non è certo un dettaglio. Anche perché il capoluogo lombardo, terra dove il M5s è storicamente debolissimo, non può certo essere oggetto della «spartizione» tra Pd e Movimento. Impossibile, insomma, immaginare un candidato grillino per Palazzo Marino. Esattamente il contrario di Napoli, dove invece non è escluso, anche grazie ai buoni uffici del presidente della Camera Roberto Fico che ha ovviamente a cuore la sua città. Infine Torino, dove la partita è apertissima viste le vicissitudini politiche e giudiziarie della sindaca grillina Chiara Appendino. Anche qui, però, l'idea è quella di giocare sull'asse Pd-M5s.

Dalle Amministrative della primavera 2021, dunque, vuole ripartire il redivivo Zingaretti per rinforzarsi ancora di più all'interno del partito e fugare anche i residui mugugni. A quel punto, infatti, nessuno potrebbe più avanzare obiezioni verso un segretario spesso e volentieri considerato troppo prudente se non addirittura timoroso. Ed è anche per questa ragione che starebbe perdendo quota l'ipotesi di un ingresso di Zingaretti nel governo, magari come vicepremier. Perché se è vero che stabilizzerebbe l'esecutivo e gli darebbe grande potere e visibilità proprio ora che ci sono da distribuire i 209 miliardi del Recovery fund, resterebbe comunque il grande azzardo di lasciare la guida della Regione Lazio. A quel punto, infatti, con le Amministrative si terrebbero anche le elezioni per la Pisana. E se è vero che sarebbe facile dividersi i candidati - nel caso, si è già fatto il nome della grillina Roberta Lombardi, attuale capogruppo in Consiglio regionale - è ancora più vero che un'eventuale sconfitta sarebbe tutta in carico a Zingaretti, reo di aver lasciato la Regione Lazio solo per sedere su una poltrona più pesante.

Circostanza che rischierebbe di vanificare gli eventuali successi a Roma, Milano, Napoli e Torino.

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