La preoccupazione dell'Italia. "È una questione europea"

Crosetto: "Troppe disuguaglianze negli ultimi 20 anni". Salvini: "Il caos è frutto del permissivismo di sinistra"

La preoccupazione dell'Italia. "È una questione europea"
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Le banlieue francesi sono in tumulto da giorni, gli arresti sono ormai più di 3300 e le proteste sembrano non voler cessare. Una situazione che preoccupa tutta l'Europa e in particolare l'Italia.

«Siamo vicini alla Francia la situazione è molto preoccupante ed è difficile da gestire per il governo», ha detto un preoccupato ministro della Difesa, Guido Crosetto, parlando a margine di Fenix, la festa del movimento dei giovani di Fratelli d'Italia. «Da fuori non possiamo che osservare ed augurarci che finisca. E questo deve insegnarci che le disuguaglianze che si sono create negli ultimi 20 anni vanno affrontate in modo serio. Penso che l'Europa debba porsi il tema», ha aggiunto il ministro. Ed è proprio l'Europa che divide la politica e la stampa italiana tra chi ritiene che il Consiglio Europeo di questa settimana sia stato un successo del governo italiano e chi, viceversa, crede che la Meloni abbia perso una grande occasione non riuscendo a convincere Polonia e Ungheria a ratificare l'accordo raggiunto sui migranti dagli altri 25 Stati membri. A tal proposito, Crosetto ha chiarito: «Ogni governo deve difendere la propria Nazione, il lavoro di Meloni sta venendo apprezzato in Europa e sono certo che tra poco tutti ci verranno dietro». Tranchant Salvini: «Il caos in Francia è frutto di anni di permissivismo della sinistra». Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha, invece, preso di mira i governi guidati dal Pd che «andavano in Germania a fare gli interessi dei tedeschi, in Europa a fare quelli dei francesi, in Spagna quelli degli spagnoli» e «si dimenticavano solo quelli degli italiani». Una situazione che oggi è finita perché «abbiamo un governo che assicura Lollobrigida - riesce a fare gli interessi di questa nazione».

Non la pensa così il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, secondo cui il premier Giorgia Meloni avrebbe dismesso i panni del politico moderato per ricoprire quelli del leader politico che, in vista delle Europee del prossimo anno, deve guardarsi dal non avere «nessun nemico a destra». La verità, però, è diversa perché, come spiega al Giornale il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, per la prima volta, è stato affermato che «il problema dell'immigrazione è un problema europeo e chi lo negava fino ad oggi ha avuto la risposta proprio dalle vicende francesi». Un problema che tocca anche le grandi periferie delle città italiane che sono nelle mani «di una criminalità organizzata che si è saldata con la criminalità locale e con gli immigrati». Ovviamente, in questi quartieri, non tutti gli immigrati sono protagonisti di queste vicende, «però, queste minoranze violente hanno il monopolio dello spaccio di tutte le droghe, controllano attività commerciali e sottolinea Foti - rendono difficile impossibile la vita dei cittadini». Ed è per questo motivo che, nelle scorse settimane, alla Camera, è nata una commissione d'inchiesta sul degrado delle periferie. «Non si può far finta di non vedere né si può praticare quella politica assurda, folle e demagogica di una sinistra pelosamente buonista che fa il gioco di queste minoranze che rendono i loro stessi connazionali timorosi di uscire di casa», attacca il capogruppo di Fratelli d'Italia.

Un altro tema che sta molto a cuore all'esponente meloniano è il problema delle moschee abusive. «Non facciamo gli interessi dello Stato italiano se lasciamo che queste persone vadano a pregare in garage o in magazzini che non hanno le minime condizioni di sicurezza», ha detto Foti che, a tal proposito, ha presentato un ddl che affronti direttamente questo problema. «Non facciamo neppure un buon servizio per i fedeli se li abituiamo già in partenza a disattendere le leggi dello Stato», ha sentenziato Foti, fermamente convinto che il radicalismo islamico si possa battere solo «offrendo condizioni per le quali uno non si senta abbandonato».

L'altra soluzione promossa dai meloniani, a livello nazionale e internazionale, è il cosiddetto Piano Mattei: «Nel 2050 l'Africa avrà 3 miliardi di abitanti e, perciò, o si interviene in quelle zone portando ciò che serve a superare l'attuale situazione di povertà e le malattie oppure conclude Foti - diventerà una bomba destinata a deflagrare».

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