Cronache

Presa la banda del buco che svaligiò la banca: un bottino da 1,1 milioni

Gli otto banditi entrati attraverso le fogne. Traditi da una sim acquistata ad agosto

Presa la banda del buco che svaligiò la banca: un bottino da 1,1 milioni

Avevano pianificato tutto, nei minimi dettagli. Ma a tradirli è stata una Sim con prefisso 351. Dopo una lunga indagine ieri la V sezione della squadra mobile ha arrestato gli otto uomini che considera autori della rapina in banca del 3 novembre 2020 in piazza Ascoli a Milano. La banda era entrata nella filiale numero 34 del Crédit Agricol Cariparma da un buco scavato nel pavimento dopo un lungo tragitto nelle fogne, aveva tenuto in ostaggio gli impiegati e aveva portato via più di 1,1 milioni di euro in preziosi e buoni fruttiferi. Le indagini sono coordinate dai pm Maria Cristina Ria e Rosaria Stagnaro.

In manette sono finite otto persone tra i 54 e i 25 anni, tutti residenti a Napoli o nel Napoletano. Sono Aniello Felaco, Salvatore Picillo, Francesco e Biagio Tammaro, Salvatore Ippolito, Giuseppe Veneziano, Antonio Moio, Antonio Ciccarelli. Sono accusati, difesi tra gli altri dall'avvocato Marco De Giorgio, di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale con minaccia e violenza. Il piano della banda del buco in trasferta a Milano era quasi perfetto. Gli inquirenti hanno individuato la base milanese del gruppo nella casa di un conoscente residente in città e nel bar in cui lavora.

La rapina è stata programmata «minuziosamente», riporta il decreto di perquisizione domiciliare di pochi giorni fa. Con l'affitto di appartamenti in punti strategici, sopralluoghi ripetuti e analisi della rete fognaria. I banditi hanno raggiunto la banca e sono fuggiti attraverso i tunnel sotterranei e sono entrati da un buco scavato nel pavimento del piano interrato. Erano armati di pistole e travisati con maschere, sciarpe e cappelli. Mentre uno di loro faceva da «palo» fuori dall'agenzia.

La messa in atto è stata, oltre che da film, anche particolarmente violenta. Il direttore e le due impiegate sono stati minacciati con le pistole puntate, il primo anche picchiato. I rapinatori hanno aperto con il flessibile 29 cassette di sicurezza. Ne hanno svuotate sei. All'arrivo della polizia, che ha circondato il palazzo, uno dei banditi ha portato il direttore davanti alla porta in modo che gli agenti lo vedessero. Gli ha premuto la pistola alla tempia e ha urlato: «State fuori o gli faccio saltare la testa». Infine con il bottino nei sacchi, la banda ha svuotato gli estintori nei locali per ostacolare la visuale e si è dileguata. Fondamentali per le indagini sono stati i tabulati telefonici. Gli investigatori si sono concentrati su un pacchetto di sette schede Sim comprate ad agosto 2020 da un rivenditore di via Padova e intestate probabilmente a prestanome. Una di queste è stata usata durante la rapina di piazza Ascoli, un'altra utenza è entrata in contatto solo e sempre con il telefono in uso a Felaco, per cessare dopo il 7 novembre.

E ha agganciato decine di volte la cella della casa e del luogo di lavoro (perquisiti) dell'amico milanese dei rapinatori.

Commenti