Milano - «È proprio un Paese di handicappati l'Italia. Però è un paradiso per gli zingari»: si compiacevano al telefono, intercettati, due dei rom di origine bosniaca finiti nell'indagine che ha portato a otto arresti per associazione per delinquere finalizzata ai borseggi per lo più nella metropolitana milanese. Alla fine dell'inchiesta della Squadra mobile, chiamata Ieri, oggi e domani come il film di Vittorio De Sica e coordinata dalla Procura, sono state emesse otto ordinanze di custodia cautelare.
La banda era composta da tre uomini, che davano gli ordini e pianificavano i colpi, e cinque donne che commettevano materialmente i furti. Nei borseggi venivano coinvolti anche alcuni bambini. Tutto il gruppo apparteneva allo stesso nucleo familiare. «Il capo - spiega il dirigente della Mobile di Milano Marco Calì - era il 38enne Muharem Omerovic. Mentre le donne lavoravano per dieci ore al giorno concentrando i furti soprattutto nelle metropolitane e nella zona del centro, gli uomini si godevano la vita a bordo di auto di lusso (Maserati, Porsche, ndr), facendo shopping e partecipando a eventi come Gran premi in giro per l'Europa. Oltre agli arrestati, che hanno tra i 20 e i 38 anni, ci sono tre minorenni denunciati, anche loro coinvolti nei furti. L'indagine parte circa un anno fa dalla denuncia di un membro che voleva dissociarsi perché non accettava più di dover dare al capo tutti i guadagni. Tutti conoscevano perfettamente i meccanismi giudiziari e l'uso dei bambini era uno strumento molto efficace». Il «pentito», spiega la Questura, è una giovane che ha sporto denuncia per estorsione. Ha raccontato che i suoi connazionali la costringevano a rubare per loro e le chiedevano una somma di denaro in cambio del permesso di vivere e borseggiare a Milano, dopo che aveva imparato il «mestiere» nella metro di Roma sotto la guida di Omerovic.
Oltre che per commettere i reati i bambini, specie se molto piccoli, venivano usati per tirare fuori le madri dal carcere. Quando le donne venivano arrestate infatti, venivano rilasciate se in stato di gravidanza. Oppure un'altra donna della famiglia portava subito alla polizia il neonato della parente fermata per dimostrare che aveva un figlio piccolo, sempre con il risultato del rilascio. Era un sistema ben collaudato. Il più delle volte i piccoli erano affidati, anche per mesi, a baby sitter sudamericane. Gli uomini delle banda conoscevano bene i meccanismi giudiziari utili ai loro casi e si occupavano di contattare gli avvocati. «Mia moglie a 12 anni già faceva questo lavoro - dice ancora un indagato al telefono -. È una professionista, sennò non avevo la Porsche...». L'attività fruttava molto bene. «D'inverno fa anche 30mila euro. Nessuno li fa, perché ci sono meno turisti. D'estate fa 2mila-2.500 al giorno». A essere presi di mira erano in particolare appunto i turisti stranieri, non solo a Milano ma anche a Venezia, Firenze e Genova. I centri cittadini venivano suddivisi in aree di competenza affidate e ciascun ladro.
Una delle donne ricercate è stata arrestata, anche grazie al Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, a Lisbona mentre stava salendo su un volo per Londra. Un'altra è stata presa a Barcellona, dove aveva alcune ville di proprietà.
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