Politica

Prescrizione a picco: la Cassazione la boccia gli alleati la boicottano

Mammone duro: "I processi dureranno molto di più". E oggi interviene Davigo

Prescrizione a picco: la Cassazione la boccia gli alleati la boicottano

Un siluro in piena regola alla riforma più amata dai grillini, quella della prescrizione. La legge che porta la firma del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, e che blocca la prescrizione dei reati appena arriva la sentenza di primo grado, era già nel mirino degli avvocati e dei partiti moderati, oltre che di Italia viva e (più timidamente) del Pd, ma aveva finora trovato nella magistratura una solida sponda. E invece ieri a bocciarla senza mezzi termini è la toga più importante d'Italia, il primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone, e nella più solenne delle occasioni: l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Mammone, come richiede il suo ruolo, sottolinea in particolare le conseguenze drammatiche che la riforma produrrà sul lavoro della Cassazione, che si vedrà piombare addosso tutti quei processi che attualmente si estinguono tra il primo grado e l'appello: tra i ventimila e i venticinquemila processi all'anno, «un incremento vicino al 50% che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato».

Ma affronta anche l'intero impatto della nuova norma sul sistema giudiziario e sul diritto dei cittadini ad avere sentenze in tempi ragionevoli: «Da più parti si è rilevato che il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi e porterà ulteriore carico per la struttura giudiziaria, di modo che coloro che siano sottoposti a giudizio, dopo la sentenza di primo grado potrebbero rimanere ancora per lungo tempo in questa condizione». Allo stesso modo, «le vittime del reato vedrebbero inoltre prolungarsi i tempi della risposta di giustizia e del risarcimento del danno patito».

È un intervento di una durezza inconsueta, da parte di un organo che è sempre stato bene attento a non invadere le competenze del governo e del Parlamento: e la «Bonafede», che piaccia o no, è stata approvata dalle Camere. Così Mammone si limita a indicare le contromisure necessarie, le modifiche che possano comunque accelerare i tempi delle indagini e dei processi. Ma il quadro che il presidente della Suprema Corte fa delle conseguenze della riforma è così severo da dare inevitabilmente voce a chi all'interno del Parlamento sta lavorando per una nuova legge.

Il governo, dice il capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini, ha il dovere di ascoltare l'allarme di Mammone, «una bocciatura senza appello dell'operato di un Guardasigilli che è ormai diventato, a tutti gli effetti, il ministro dell'Ingiustizia». Ma sembra scosso anche il Pd, che - per bocca di Walter Verini - dice che «è necessario al più presto portare in Consiglio dei Ministri la riforma del processo penale e insieme giungere, come maggioranza, a una modifica vera della legge sulla prescrizione». «Noi votiamo la nostra legge ma questo non comporta la crisi di governo», avverte invece Matteo Renzi, da sempre critico sulla riforma.

Tace, invece, la magistratura, che finora aveva sempre sostenuto a spada tratta la riforma Bonafede e che si trova bruscamente smentita dal suo massimo rappresentante istituzionale. Il presidente dell'Anm, Luca Poniz, nel suo intervento si limita a ribadire il no ai procedimenti disciplinari contro i giudici-lumaca, proposti dal premier Giuseppe Conte.

Ma nelle cerimonie che oggi si terranno nei palazzi di giustizia di tutta Italia, gli inviati del Csm dovranno in qualche modo dare conto di avere ascoltato e compreso le parole di Mammone.

E sarà curioso, in particolare, sentire cosa dirà a Milano Piercamillo Davigo, che della riforma Bonafede è un sostenitore sfegatato.

Commenti