La prescrizione targata Pd? Restare sotto processo a vita

Altro che tempi più rapidi, per alcuni reati si arriva fino a 33 anni. E Casson vuol congelarla dopo il primo grado

La prescrizione targata Pd? Restare sotto processo a vita

«Vi rendete conto che con quello che è stato scritto ci sorbiamo come tempo minimo di prescrizione 12 anni? Nell'ipotesi del 319-ter, secondo comma, secondo periodo, si arriva a 33 anni, gli anni di Cristo, una vita intera. Vi rendete conto? È una follia». Le parole pronunciate giovedì dal senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo a un Aula di Palazzo Madama a cui per sei volte è mancato il numero legale, danno conto del clima che si respira in Senato alle prese con il ddl che riforma la macchina della giustizia e dell'ordinamento penitenziario, che prevede aumenti di pena per furti e rapine, allungamento della prescrizione per i reati di corruzione, e il mandato al governo di legiferare sulla riservatezza delle intercettazioni. Ma che a un passo dal traguardo rischia di trasformarsi nell'ennesimo pantano per la maggioranza.

Il reato citato a esempio dal senatore Caliendo è quello che descrive la corruzione in atti giudiziari con ingiusta condanna superiore a cinque anni o all'ergastolo, per il quale la pena prevista è la reclusione da otto a venti anni. E la cui estinzione per decorrenza dei termini, ha calcolato il senatore azzurro, scatterebbe addirittura dopo 33.

Ma le divergenze più pericolose per il via libera al pacchetto normativo sono quelle tra gli alleati di governo. Che si credevano appianate con l'accordo sul nodo prescrizione raggiunto in commissione Giustizia. E invece si sono riaccese con due emendamenti di Beppe Lumia (Pd), poi ritirati per non andare allo strappo definitivo con i centristi di Ap, e uno del relatore del ddl in commissione Felice Casson (Pd), questo invece ancora in piedi. Tanto da far slittare la ripresa del dibattito a martedì per la necessità di un time out di riflessione. Il timore ora è che la proposta Casson - che prevede di bloccare definitivamente la prescrizione con sentenza di primo grado, anziché sospenderla per tre anni come vuole quella del governo - possa diventare una trappola votata dal M5s, sinistra Pd e Sel. «L'eterno processo dona loro signore» ironizza Carlo Giovanardi (Idea), ma ce n'è abbastanza per far aleggiare sull'intero ddl lo spettro della fiducia, da porre prima dell'esame dei 400 emendamenti per evitare alla maggioranza inciampi scivolosi. Con la consapevolezza che una forzatura sul Parlamento rischia però di offrire ulteriori armi alle opposizioni, avvelenando un dibattito in cerca spazi di spiragli di collaborazione sull'Italicum. Sintetizza così l'azzurro Maurizio Gasparri la bagarre politica che in queste ore offusca una riforma vitale per i cittadini: «Il Pd pensa solo a risolvere i suoi problemi interni e a non mandare il governo in minoranza. Sulla prescrizione siamo arrivati all'assurdo». Non è l'unico nodo. Nel corpaccione normativo si trovano criticità divisive anche in tema di ordinamento penitenziario, carcere ed ex ospedali psichiatrico giudiziari. Su questo punto il Pd si è ripromesso di cancellare una modifica uscita dalla commissione e giudicata un vero «scivolone» dagli addetti ai lavori. Perché aprire anche ai condannati la cui infermità mentale sopraggiunga durante l'esecuzione della penale le Rems, le strutture nate dal superamento degli Opg, manderebbe in tilt l'intero sistema, già alle prese con una carenza di posti che non permette nemmeno di eseguire le misure cautelari disposte dai gip, a oggi 219 (soggetti socialmente pericolosi in libertà).

Infine c'è l'abolizione dei paletti che impediscono ai detenuti soggetti al 4bis, il regime degli ergastolani che non collaborano, di

accedere a benefici preclusi. Aveva attirato le critiche di un pezzo dell'antimafia, ma ora il testo, dopo aver escluso la possibilità per «i delitti di mafia e terrorismo anche internazionale», promette di uscire indenne.

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