All'inizio Ncd ci prova, a fare la faccia dura sulla prescrizione. Quando bocciano alla Camera il suo emendamento, identico a quelli di Fi, per cancellare il raddoppio dei tempi per i reati di corruzione, minaccia di votare contro l'intero provvedimento e spaccare il governo. Poi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando apre appena uno spiraglio su possibili modifiche al Senato e gli alfaniani fanno marcia indietro, annunciando che si asterranno.
È così che nell'aula di Montecitorio la nuova legge che rimodula i termini della prescrizione passa con i voti divisi della maggioranza: 274 favorevoli di Pd, Sc, Per l'Italia, Centro democratico, Fdi e gli ex grillini; 26 contrari di Fi e Lega e le 121 astensioni di Area popolare (Ncd e Udc), Sel e M5S. La prossima puntata, al Senato, a questo punto può riservare sorprese. E lì i centristi pesano di più.
La (mezza) alzata di testa del partito di Angelino Alfano segnala serie difficoltà nella maggioranza, ma anche il travaglio interno dopo il caso Lupi, con la capogruppo Nunzia De Girolamo che non perde occasione per accusare la leadership di remissività verso il Pd di Renzi.
Così, la linea dei centristi è ondivaga. Dopo le dichiarazioni battagliere della prima ora, il capogruppo dei centristi in commissione Giustizia Alessandro Pagano definisce «rassicuranti» le parole di Orlando, spiegando l'astensione così: «È chiaro che nella seconda lettura del provvedimento ci sarà una rivisitazione complessiva sui tempi del processo. Il nostro potere contrattuale al Senato è ulteriore elemento di garanzia».
Peccato che, a cose fatte, il Guardasigilli precisi: «Su alcuni punti fermi non credo si possa fare un passo indietro». Parla proprio dei reati di corruzione e della loro «specificità», quella di venire alla luce spesso molto tempo dopo il fatto. Di qui la necessità di allungare i tempi della morte del processo, posto che «il disvalore sociale di un illecito si misura dalla pena non dalla prescrizione».
La tesi di Ncd, come di Fi e Lega, è che con quest'aumento dei termini si allungheranno a dismisura i tempi già record dei processi. Orlando e il Pd negano e Stefano Dambruoso (Sc) afferma che la legge restituirà all'Italia la «credibilità di cui oggi è parzialmente priva».
Ad Orlando replica aspramente la De Girolamo, che già ha definito la norma «una cortina fumogena per quanti sono indignati per gli scandali di questi giorni»: «Non si torna indietro? Penso che Renzi debba fare i conti con i numeri, e non credo che al Senato siano gli stessi che ha alla Camera». Una minaccia esplicita, in cui i centristi fanno pesare il loro potere contrattuale. Che mira a saldarsi con gli scontenti della fronda interna ai democratici.
Nell'iter parlamentare, avverte l'esponente della minoranza Pd Danilo Leva, «bisogna lavorare per migliorare le parti che rischiano di indebolire inutilmente le garanzie processuali per i cittadini. Attenzione a non trasformare il processo in un calvario punitivo estenuante».
Il testo approvato a larga maggioranza, insomma, non piace neppure a tutti quelli che hanno detto sì.
«Penso sia sbagliato parlare di spaccatura nella maggioranza. L'astensione dimostra disponibilità al dialogo», dice Orlando per calmare le acque. Ma Ncd deve fare i conti con i suoi mal di pancia e all'orizzonte c'è già la prossima sfida sulle intercettazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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