Prescrizione, tutto rinviato La Lega segna un punto

Salvini soddisfatto: «Riformeremo tutta la giustizia» Il M5s in difficoltà rimanda il tema di tre settimane

Prescrizione, tutto rinviato La Lega segna un punto

Corre sul filo dell'alta tensione (e tenzone), tra Camera e Senato, lo stato di salute nervosa della maggioranza e dei suoi due capi, Luigi Di Maio e Matteo Savini. L'uno andato a letto con stanchezza a fior di pelle e pelo ispido, a dar retta a certi cronisti. E insana voglia di buttare a mare il governo Conte e tutti i filistei (sé compreso, per dire del freddo raziocinio). L'altro, Matteo, reduce da una solitaria nottata di tristezza, resa iconica dai ravioli in bianco per cena e l'odiata Inter in Champions a fargli andar di traverso la barbera.

Ma ecco che nella mattinata della verità, riscossa la fiducia al «dl sicurezza», si ringalluzziva il Salvini pimpante, pronto a giocare d'attacco pur di spuntare armi grilline, vere o presunte. Sulla scorta di autorevoli pareri (tra gli altri, il presidente dell'Anm e il Pg della Cassazione), il vicepremier leghista azzardava la mossa del cavallo per saltare a pie' pari l'emendamento grillino sulla prescrizione nel «dl anticorrotti», palese voglia di portar guerra nel campo avverso. Di Maio, in diretta Facebook, provava persino a seminar zizzania tra Lega e Forza Italia, ricordando le prescrizioni di Berlusconi, «gente che ama la prescrizione». La quadra di Salvini si chiamava invece «allargamento del campo» o, se si vuole, palla fuori-campo temporale. «Io sono più ambizioso rispetto al contratto di governo - diceva -, voglio una riforma complessiva della giustizia, perché la prescrizione è un ingranaggio di una macchina che non funziona: da sola, non picchia i corrotti. Se il processo non finisce mai, i corrotti sono felici». Tesi ripetuta fino allo spasimo, nel corso dell'ennesima giornata correndo da un salotto tv all'altro. «Una riforma della giustizia complessiva, coraggiosa e rivoluzionaria... i processi non possono durare all'infinito: ci ragioneremo, come abbiamo sempre fatto. Daremo vita a una storica riforma». Sicuro fino alla fede che «l'accordo si troverà, con Di Maio ho sempre lavorato benissimo e abbiamo sempre risolto i problemi in un quarto d'ora. Ci vediamo, se non oggi, domani...».

Ma la contromisura grillina, punto di caduta cercato già durante la giornata (nell'impossibilità di un vertice a tre serale, in concomitanza con una Champions diventata alibi perfetto per prender tempo), era invece la possibilità di ampliare subito la materia del «dl anticorrotti», in modo da rendere «ammissibile» l'emendamento sulla prescrizione (e magari altro, secondo un ramoscello d'ulivo offerto da Di Maio in serata). Soluzione sulla quale i leghisti mugugnavano a lungo, ma che i presidenti di commissione 5S alla fine riuscivano a ottenere, in Ufficio di presidenza, demandando alla Giunta per il Regolamento l'ardua sentenza. Giunta sulla quale il presidente Fico si riservava una decisione.

In attesa della nuova puntata di questo amore litigherello, lo scambio di accuse veniva perciò trasferito sulla materia tecnica (esistono o no precedenti?) e

sull'opposizione. «Il Pd abbaia alla luna, ha la coscienza sporca. Dovranno aspettare tempi migliori, per farci fuori», gongolava Salvini. «Alla faccia degli uccelli del malaugurio», versione aggiornata dei «gufi» di Renzi.

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