Pressing del partito pro voto: "Salvini, monetizziamo adesso"

Il timore di diversi "big" della Lega è che possa prevalere quello che viene definito il "fronte della restaurazione"

Pressing del partito pro voto: "Salvini, monetizziamo adesso"

Il timore di diversi "big" della Lega è che possa prevalere quello che viene definito il "fronte della restaurazione", che nei prossimi mesi si possano manifestare scenari "renziani", quando il Pd dal 40% cominciò poi la discesa nei consensi. La prossima settimana di fatto si chiuderà la finestra per il voto in autunno. È vero che la Lega ha incassato il sì alla realizzazione della Tav e che sono arrivati segnali - così ha detto lo stesso segretario del partito di via Bellerio - di un cambiamento. Ma in queste ore, spiegano fonti parlamentari leghiste, è in corso l'ultimo pressing su Salvini affinché decida di andare alle elezioni anticipate.

"Monetizziamo il consenso adesso, altrimenti si rischia il logoramento", è la tesi del "partito pro-voto" che tra gli ex lumbard è tornato a farsi sentire. Raccontano, per esempio, che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti sia "salito su una sorta di Aventino", che continui a ritenere "l'opzione del voto anticipato come l'unica opzione valida sul campo". E così anche i governatori del Nord che non sono soddisfatti di come stanno andando le trattative sull'autonomia. Ma il bersaglio ora non è più solo l'ala pentastellata che nutre malessere crescente nell'alleanza con la Lega. Nel mirino c'è quello che molti nella Lega chiamano l'asse del sistema.

Composto, a sentire tanti deputati e senatori, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dai ministri Tria e Moavero e da chi ipotizza esecutivi di natura istituzionale in caso di interruzione della legislatura. Il segnale arrivato ieri a Montecitorio, con 17 deputati M5s - e l'assenza del presidente della Camera Fico - che non hanno votato il dl sicurezza bis potrebbe ripetersi al Senato, anche se i capigruppo di M5s e Lega stanno lavorando per sminare il terreno e permettere - difficile ma non esclusa la decisione di non blindare il testo - l'approvazione definitiva del provvedimento pure a palazzo Madama.

Fino a quando riuscirà a tenere i suoi che vogliono andare a elezioni? "Fino a quando le cose si fanno e fino a quando qualcuno la smette di litigare e di insultare quotidianamente", ha tagliato corto il vicepremier leghista.

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