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Pressing su Putin e voli a Kiev: l'Europa si muove per l'Ucraina

Dopo Macron, anche Johnson annuncia una telefonata con il Cremlino. Baerbock da Zelensky, Scholz vede Biden

Pressing su Putin e voli a Kiev: l'Europa si muove per l'Ucraina

Una telefonata durata più di un'ora di Emmanuel Macron dall'Eliseo; un'altra nei prossimi giorni del premier britannico Boris Johnson; un'annunciata simile iniziativa della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che passerà prima però da Kiev, dove sono delusi e infastiditi dall'atteggiamento iperprudente della Germania nei confronti del loro potenziale aggressore russo: insomma, la diplomazia europea (con la non sorprendente assenza dell'Italia) cerca di scuotersi dal torpore dimostrato in queste tesissime settimane di crisi ucraina, alza il telefono e parla con Vladimir Putin. Lo fa - e anche questo è tutto fuorché una sorpresa - in ordine sparso, confermando che assai diverse sono le sensibilità nel Vecchio Continente, ma lo fa.

L'iniziativa di Macron - che detiene la presidenza di turno dell'Unione Europea - era molto attesa. Il presidente francese ha sempre mantenuto aperta una porta al dialogo con Mosca, anche nei momenti più difficili. L'ha fatto anche stavolta, senza per questo venir meno ai principii di appartenenza a un'alleanza occidentale la cui unità Putin sta mettendo alla prova. Macron è consapevole della gravità dell'assenza dell'Ue dai tavoli in cui il Cremlino pretende che si ridiscutano addirittura i consolidati equilibri geostrategici in Europa, per non parlare della delicata questione delle forniture di gas. Si è dunque proposto come mediatore con i russi, che finora hanno invece privilegiato un rapporto diretto con gli americani quasi a ricordare la loro antistorica pretesa di tornare a dividere con loro l'Europa in zone d'influenza. Putin si è detto d'accordo con lui sulla necessità di lavorare per abbassare le tensioni. In febbraio, è stato annunciato, continueranno a Berlino i colloqui tra Russia, Ucraina, Francia e Germania per il cessate il fuoco nel Donbass.

Al tempo stesso, però, il presidente francese ha annunciato che il suo Paese sarà in prima fila in una imminente missione militare Nato in Romania. L'invio di centinaia di uomini a Bucarest è un'iniziativa dal preciso significato: non solo perché così facendo la Francia conferma di voler svolgere un ruolo prioritario nella difesa europea, ma anche perché la Romania, insieme con la Bulgaria, era uno dei due Paesi membri della Nato da cui Putin pretendeva invece un ritiro di forze «per venire incontro alle esigenze di sicurezza della Russia». Le truppe francesi si uniranno a quelle americane (meno di diecimila uomini in tutto, poca cosa rispetto agli oltre centomila che Putin ha già schierato ai confini con l'Ucraina) che il presidente Joe Biden ha confermato di voler presto inviare nei Paesi est-europei per rassicurarli sulla volontà di proteggerli.

Anticipando i temi del suo colloquio con Putin, il premier britannico Johnson ha esortato il leader russo «a fare un passo indietro» dall'Ucraina, e ha garantito che Londra farà la sua parte «per accelerare gli sforzi diplomatici e aumentare la deterrenza allo scopo di evitare spargimenti di sangue in Europa». Sarà molto importante anche l'incontro, annunciato per il prossimo 7 febbraio, tra Biden e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz: la Germania sta infatti limitando al minimo indispensabile il suo sostegno a Kiev, il che si spiega con la volontà di non minare i rapporti commerciali con Mosca. Biden, però, insiste affinché Berlino blocchi il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 qualora la crisi precipiti.

In tutto questo, è paradossalmente proprio l'Ucraina a invitare alla calma. Il presidente Volodymyr Zelensky ricorda agli alleati che i suoi compatrioti non stanno cedendo al panico e che non è il caso di alimentarlo con iniziative allarmistiche come il richiamo di diplomatici da Kiev.

Zelensky vuole vedere il bluff di Mosca: tiene il suo esercito pronto, ma scommette che alla fine Putin si accontenterà di ciò che già ha ottenuto, ossia ristabilire di fatto un'influenza russa nell'Europa orientale costringendo gli occidentali a reagire alle sue mosse.

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