Pressing Ue e svolta a Berlino. Merz: "Kiev deve difendersi. Via i limiti alla gittata dei razzi"

Ok ai Taurus e agli altri sistemi a lungo raggio. L'Alto rappresentante Kallas: "Siamo pronti"

Pressing Ue e svolta a Berlino. Merz: "Kiev deve difendersi. Via i limiti alla gittata dei razzi"
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Trump parla, lancia strali a destra e a manca, ma nei fatti resta in quel limbo decisionale che per ora non lo colloca né di qua né di là e anzi sembra disegnare un futuro prossimo fatto di disimpegno. E allora, inevitabilmente, a muoversi è l'Europa, interessata ben più degli Stati Uniti ad arrivare a una fine della guerra in Ucraina. Per motivi etici ma anche e soprattutto perché Putin ha riportato la guerra nel vecchio Continente risvegliando fantasmi che sembravano scomparsi nella storia. «Noi, dal lato europeo, siamo pronti a fare pressioni sulla Russia e speriamo che anche gli altri partner internazionali seguano il nostro esempio». Le parole dell'Alto rappresentate per la politica estera Kaja Kallas suonano come un manifesto: l'America è e resta e fondamentale ma nel caso siamo pronti a fare da soli. E qualcosa sul fronte europeo inizia a muoversi molto concretamente.

Il primo passo, forte e deciso, arriva dal neo Cancelliere tedesco Friedrich Merz che ha annunciato: «Non ci sono più limiti di gittata per le armi fornite all'Ucraina. Non ci sono più limiti imposti per le armi consegnate all'Ucraina. Né da parte degli inglesi, né dai francesi, né da noi. Nemmeno dagli statunitensi», ha detto Merz, superando i limiti portati avanti dalla precedente «gestione» targata Scholz e dando il via libera anche ai missili Taurus. «L'Ucraina ora può anche difendersi, ad esempio, attaccando le posizioni militari in Russia - ha spiegato Merz - Un Paese che può contrastare un aggressore solo all'interno del proprio territorio non si difende adeguatamente. E questa difesa dell'Ucraina ora avviene anche contro le infrastrutture militari sul territorio russo». Inevitabile la reazione nervosa da parte del Cremlino che la definisce una «decisione piuttosto pericolosa», con il portavoce di Putin, Peskov, che secondo la solita narrazione aggiunge: «Sarebbero decisioni in assoluto contrasto con le nostre aspirazioni di raggiungere un accordo politico». Parole che suonano alquanto ridicole, a poche ore dall'ennesima notte di attacchi indiscriminati contro obiettivi civili in decine di città ucraine.

Merz va oltre e spiega che ormai «è evidente che Putin considera le offerte di dialogo come un segno di debolezza. Se anche una proposta di incontro in Vaticano non trova l'approvazione della Russia, dobbiamo prepararci al fatto che questa guerra durerà più a lungo di quanto vogliamo o possiamo immaginare». Dello stesso avviso anche il presidente francese Macron secondo cui «Occidente e Ucraina devono stabilire una nuova scadenza» che costringa la Russia di Putin ad accettare un cessate il fuoco grazie a «sanzioni massicce se non lo rispetterà». Secondo Macron infatti «tutti stanno vedendo che Putin sta mentendo. Penso che anche Trump si sia reso conto che Putin ha mentito quando gli ha detto al telefono che era pronto per la pace. Putin ha mentito agli europei e agli americani», ha aggiunto Macron.

Se le parole dell'asse Berlino-Parigi suonano come una rottura nei confronti degli Stati Uniti, l segretario della Nato Mark Rutte cerca di rafforzare l'Alleanza dicendo che «i nostri avversari cercheranno ancora di dominarci e dividerci ma falliranno a causa dell'indissolubile legame: Nordamerica ed Europa unite per garantire la pace attraverso la forza», ha detto, aggiungendo che «una Nato più forte, più equa e più letale è la nostra salvezza in un mondo sempre più pericoloso». Tutti per uno, almeno a parole. In attesa delle mosse di chi, a Mosca, deve fermare il conflitto. Mentre quelle di chi può spingere perché lo faccia sono già iniziate.

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