Habemus Tedeschellum? Fianum? Porcellinum? Chiamatelo un po' come vi pare, il fatto è che l'accordo a quattro regge e la nuova legge elettorale comincia la volata decisiva. Nel primo pomeriggio infatti, con una maggioranza bulgara, poco pathos e nessuno sgambetto dell'ultim'ora, la commissione Affari Costituzionali della Camera approva il testo del relatore Emanuele Fiano, Pd: quaranta per cento di uninominale e sessanta di proporzionale, niente capilista bloccati, riciclo dei collegi usati per il vecchio Mattarellum. E oggi alle dodici la riforma arriverà in Aula per la, rapida, discussione generale.
Tempi stretti, tappe forzate, fretta. L'obbiettivo dei quattro grandi, Pd, Forza Italia, M5s e Lega, è quello di votare il provvedimento già giovedì prossimo, otto giugno, così da rispettare il calendario concordato dopo le sollecitazioni del capo dello Stato a fare presto. Il varo della legge è previsto per la prima settimana di luglio. Le elezioni anticipate, Mattarella permettendo, tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre.
A mettere la strada in discesa è stato il disarmo bilanciato delle super potenze. Ognuno, per giungere a meta ha rinunciato a qualcosa: il Pd ai capilista bloccati, Forza Italia alle pluricandidature, i Cinque Stelle al premio di maggioranza e la Lega a una doppia circoscrizione in Veneto.
È nato così il sistema italo-tedesco. L'elettore avrà a disposizione una sola scheda con cui scegliere il candidato del collegio e la lista collegata, senza possibilità di voto disgiunto. In questa maniera verranno eletti 225 deputati, più quelli di Trentino-Alto Adige e Val d'Aosta. Gli altri 381 verranno assegnati in base alle percentuali di voti ottenuti a livello nazionale: in caso di doppio vincitore, passerà quello del collegio. Il quaranta per cento dovranno essere donne. La soglia di sbarramento sarà del cinque per cento: Mdp, Fratelli d'Italia, alfaniani e centristi rischiano di restare fuori e infatti gridano al colpo di mano.
Soddisfatti i plenipotenziari dei big. «Il testo è migliorato - dice Fiano - Abbiamo fatto prevalere il diritto degli elettori a sapere chi eleggono e abbiamo fatto prevalere chi arriva primo nei collegi». Renato Brunetta, presidente dei deputati di Fi, parla di «grande risultato». «Quello tedesco - spiega - era la proposta di Berlusconi. I quattro partiti più importanti hanno fatto sostanzialmente una convergenza e il risultato è che si risponde in maniera positiva e con la massima condivisione alla richiesta fatta dal presidente della Repubblica». Ora, insiste, «abbiamo un testo che sarà approvato da quattro quinti del Parlamento: si trasformano i voti in seggi, si semplifica il panorama con la soglia di sbarramento, e si avvicinano gli eletti agli elettori». Luigi Di Maio precisa che «vogliamo una riforma elettorale per andare al voto ma non c'è automatismo», mentre per Matteo Salvini, che preferiva un maggioritario più forte, «è importante che si vada alle urne il prima possibile».
E questa è proprio la seconda parte dell'accordo, la più succosa e meno esplicita, visto che sciogliere le Camere spetta a Sergio Mattarella, come ricorda Laura Boldrini. «C'è un impegno per il voto ma dipende innanzitutto dal capo dello Stato».
Poi forse ci potrà essere qualche risolvibile problema tecnico-costituzionale. L'intesa però, almeno da punto vista politico, sembra davvero a prova di bomba e la forza dei numeri spianerà gli ostacoli. Il treno è partito, sarà difficile fermarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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