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Primo sgarbo di Conte a Grillo. Fugge dal summit con la Cina

Il fondatore dei 5s in visita all'ambasciata di Pechino voleva anche l'ex premier, che diserta in zona Cesarini

Primo sgarbo di Conte a Grillo. Fugge dal summit con la Cina

Ciao ciao Giuseppi, Beppe atterra a Roma e prenota dai cinesi. Il petardo di giornata scoppia nel primo pomeriggio. Quando l'agenzia Adnkronos batte la notizia: Giuseppe Conte e Beppe Grillo sono attesi in serata a Via Bruxelles, zona Parioli, sede dell'ambasciata della Cina. Un «normale» incontro tra i vertici del primo partito del Parlamento italiano e l'ambasciatore Li Junhua. Eppure viene difficile credere al passaggio di routine, soprattutto se si guarda al tempismo della visita, in concomitanza con il G7.

Infatti Conte, a poche ore dall'appuntamento, si accorge del passo falso e fa sapere che non si presenterà all'incontro con l'ambasciatore cinese e Grillo. Così proprio mentre il Garante del M5s incontra il capo della diplomazia del Dragone in Italia, il premier Mario Draghi si trova in Cornovaglia per il G7. Summit in cui il presidente Usa Joe Biden ha invitato a rafforzare l'asse occidentale in funzione anti-cinese.

Insomma, nonostante il forfait tardivo di Conte, la cornice dell'incontro in ambasciata appare tutt'altro che casuale. Pd e centrodestra accusano subito i grillini di sudditanza nei confronti di Pechino, ma il vero caos scoppia all'interno del Movimento. «Ma qual è la nostra linea? Incontrare l'ambasciatore cinese mentre Draghi è al G7?» reagiscono inferociti molti parlamentari a taccuini chiusi. Senza dimenticare che il titolare della Farnesina Luigi Di Maio, passata l'ubriacatura filocinese, negli ultimi mesi si è impegnato a tessere una tela diplomatica ancora più fitta con gli Stati Uniti. Non a caso, Di Maio ad aprile scorso è stato il primo ministro degli Esteri straniero ad essere ricevuto a Washington dal segretario di Stato Usa Antony Blinken. «Grillo ha già commissariato Conte», sbuffa una fonte pentastellata di primo piano. Altri tirano in ballo uno scambio di favori tra il comico e l'avvocato. Grillo ha blindato il limite dei due mandati per consentire a Conte di rivoltare il M5s come un calzino e l'ex premier si è impegnato a confermare il rapporto privilegiato dei grillini con la Cina. A partire dal pomeriggio sale la pressione intorno a Conte. Si diffonde l'indiscrezione, poi confermata, che il neo capo politico abbia intenzione di fare dietrofront. Eppure il danno è fatto.

Nel M5s non manca nemmeno chi legge l'episodio come la prima gaffe del neo capo politico. «L'incontro con i cinesi doveva rimanere segreto e invece gli è andata male», spiegano fonti grilline. Altri stellati sono convinti che Conte e Grillo non si siano ricordati della coincidenza con il G7.

Grillo è quasi un habitué delle chiacchierate con gli ambasciatori della Cina. La prima volta fu nel 2013, insieme a Gianroberto Casaleggio, per un incontro con l'allora capo della diplomazia cinese in Italia Ding Wei nella sede della Casaleggio e Associati a Milano. Poi i due faccia a faccia in due giorni con Li Junhua a novembre 2019. E ancora, a completare il quadro del feeling del M5s con il Dragone, ci sono state le polemiche sulla gli accordi della Via della Seta, sui presunti rapporti di Davide Casaleggio con Huawei e sulla difesa del regime da parte di Grillo in merito alla questione della minoranza Uigura perseguitata da Pechino.

Lia Quartapelle, deputata del Pd e responsabile Esteri della segreteria di Enrico Letta, invita gli alleati del M5s a smetterla con gli «sbandamenti» in politica estera. Ci va giù dura la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che dice: «I grillini sono la quinta colonna del regime cinese in Italia».

Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ironizza: «Grillo di nuovo dai cinesi? Sarà una visita periodica per prendere evidentemente ordini».

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