Le priorità del Colle: nessun governo di tutti ma un Paese unito

L'ipotesi governissimo non è sul tavolo Aumenterebbe la percezione dell'emergenza

Le priorità del Colle: nessun governo di tutti ma un Paese unito

Unità, razionalità e normalità. Sono questi i tre punti fermi di un Quirinale che segue ora dopo ora gli sviluppi dell'emergenza Coronavirus. Sergio Mattarella, infatti, è fermamente convinto che solo la coesione di tutta la politica possa davvero dare una mano nella giusta direzione, facendo rientrare allarmismi eccessivi che non fanno che complicare il quadro complessivo. Di qui l'appello all'unità di ieri, durante l'intervento al trentesimo anniversario di Telethon. Ma anche il forte richiamo alla conoscenza, «unico antidoto a paure irrazionali». Il capo dello Stato, infatti, è sì ben conscio che la crisi non è ancora alle spalle e che i prossimi giorni saranno decisivi per valutare le reali dimensioni dell'emergenza. Ma è pure convinto che il più grande errore che si può compiere in questo momento è farsi trascinare in una spirale catastrofista di ansia e inquietudine. Una strada che rischia di essere senza ritorno per gli inevitabili contraccolpi sull'economia e sul tessuto sociale del Paese.

In molti in queste ore hanno puntato il dito contro Palazzo Chigi e la sua gestione un po' confusa della comunicazione. Un tema che, ha fatto presente Mattarella nelle sue conversazioni private, non lo appassiona. Non è questo il momento, infatti, di dividersi tra buoni e cattivi. Senza considerare che, fa notare un esponente dem molto vicino al capo dello Stato, a muoversi in maniera scomposta sono stati in tanti. Come a dire che il premier non è l'unico ad essere finito nel pallone. L'importante, dunque, è dare la sensazione che la situazione sia «sotto controllo». Anche perché, per fortuna, è così che stanno le cose. Bisogna vigilare e prevenire, certo, ma non catapultarsi dentro una percezione di catastrofe imminente che al momento non ha alcuna ragione d'essere.

Anche per questo nelle stanze del Quirinale lo scenario di un governissimo o di un esecutivo di salute pubblica non è mai stato sul tavolo. In primo luogo perché nessuno l'ha proposto al capo dello Stato, neanche Matteo Salvini quando mercoledì ha incontrato Mattarella dopo aver annunciato in conferenza stampa la sua disponibilità a un governo con tutti dentro che porti il Paese al voto. Lo ha ipotizzato a favore di telecamere, ma non ne ha fatto parola con il capo dello Stato. Che, peraltro, non è incline a un simile scenario proprio per gli argomenti di cui sopra. C'è una crisi sanitaria da affrontare, certo, ma non un'emergenza di salute pubblica tale da rendere plausibile un governissimo. Una soluzione che non farebbe che alimentare la percezione di un'emergenza senza precedenti. Peraltro, in uno scenario simile non è affatto chiaro quale sarebbe il bilancio di costi e benefici. Perché è di tutta evidenza che esistono temi centrali su cui le diverse forze politiche sono fortemente divise. E se poi questo esecutivo con dentro tutti fosse costretto ad affrontare i contraccolpi economici del Coronavirus con una manovra correttiva? Sarebbe davvero possibile trovare una sintesi tra posizioni così distanti come sono quelle di Pd e Lega su una questione tanto centrale o, più probabilmente, si rischierebbe di finire dentro una gigantesca impasse? Insomma, la tentazione del governissimo su cui insistono da giorni sia Matteo Renzi che Salvini non sembra promettere chissà quale rivoluzione sul piano delle misure da prendere per far fronte al Coronavirus, mentre potrebbe complicare ancora di più la gestione del dopo.

Anche se nessuno al Quirinale si è spinto così avanti nei ragionamenti. Ad oggi, infatti, non esiste nessun segnale concreto non c'è stato alcun passaggio parlamentare in questo senso che faccia pensare ad un imminente crisi di governo.

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