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Priorità dell'Europa sui migranti: casa e lavoro per chi sbarca qui

Svelato il nuovo piano sull'integrazione nell'Ue: spazio a progetti sull'inclusione sociale e a nuovi alloggi per migranti. Intanto all'europarlamento arriva la relazione sui diritti civili: nessun cenno al terrorismo, priorità data alla lotta contro il razzismo e l'islamofobia

Priorità dell'Europa sui migranti: casa e lavoro per chi sbarca qui

Giorni cruciali a Bruxelles, tra sedute in seno al parlamento europeo e riunioni della commissione. C'era da aspettarselo visto quanto sta accadendo in tutta Europa, tra pandemia e conseguente grave crisi economica. Tuttavia gli argomenti in ballo non hanno a che fare con recovery found o piani di recupero. Al contrario, si parla di migranti e diritti civili.

Il piano Ue sull'integrazione

In questi giorni, ad esempio, è stato posto in cima all'agenda dei lavori della commissione europea il nuovo piano per l'integrazione dei migranti. Si tratta di progetti pluriennali, con i quali l'Ue prova a dare indirizzi precisi sul tema. Nelle scorse ore il piano, che andrà a sostituire quello approvato nel 2016 e che dovrebbe valere per un periodo di tempo compreso tra il 2021 e il 2027, è stato reso noto dalla stessa commissione europea.

Si basa su quattro pilastri principali: istruzione, lavoro, accesso all'assistenza sanitaria e ad alloggi adeguati. I principali responsabili delle politiche sociali sono gli Stati membri, tuttavia l'Ue ha la possibilità di coordinare le politiche e dare specifici indirizzi. E secondo le istituzioni di Bruxelles, nei prossimi anni i vari governi devono impegnarsi sempre più a fondo nell'inclusione, con investimenti e spese relative a sistemazioni più adeguate per i migranti presenti nel territorio comunitario.

Il primo punto riguarda l'inclusione nel mondo dell'istruzione: “Occorre impegnarsi per un'istruzione e una formazione che siano inclusive dalla prima infanzia all'istruzione superiore – si legge nel piano della commissione – concentrandosi sull'agevolazione del riconoscimento delle qualifiche e sull'apprendimento continuo delle lingue, con il sostegno dei fondi dell'Ue”. Il secondo punto invece riguarda il mondo del lavoro, dove tutti i migranti “e le donne in particolare”, si legge ancora nel piano, devono ricevere il sostegno per esprimere “il loro pieno potenziale”.

C'è poi il terzo punto, riguardante il settore sanitario: “Oltre agli specifici finanziamenti dell'Ue – prevede ancora il documento – il piano d'azione mira a garantire che le persone siano informate sui loro diritti e riconosce le sfide specifiche affrontate dalle donne, in particolare durante e dopo la gravidanza. Infine, il quarto pilatro prevede "adeguati e convenienti finanziati attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo Asilo e migrazione e Invest Eu” per trovare migliori alloggi ai migranti.

Investimenti e priorità che potrebbero far storcere e non poco il naso al di fuori delle istituzioni comunitarie. Soprattutto perché per il momento, nei Paesi più colpiti dalla pandemia da coronavirus, non ci sono chiare indicazioni sui fondi che l'Ue metterà a disposizione per far ripartire l'economia. Il cui eventuale collasso, non così remoto per via delle misure anti contagio, potrebbe coinvolgerebbe tutti, dai cittadini ai migranti.

La relazione sui diritti fondamentali

Anche perché poi, se da un lato la commissione sta dando rilevanza al piano sull'integrazione, dall'altro il parlamento Ue in queste ore sta discutendo circa la relazione sullo stato dei diritti fondamentali nel biennio 2018 – 2019. E qui emerge come, secondo le istituzioni comunitarie, la priorità è fermare il dilagare del razzismo e dell'islamofobia: “Anziché affrontare la situazione reale, sembra il programma di un partito di estrema sinistra, con passaggi faziosi e imbarazzanti – ha commentato nel suo intervento all'europarlamento la deputata leghista Silvia Sardone – si parla di un’Unione Europea che ha assistito inerme alla diffusione del razzismo, di sentimenti islamofobici, di ostilità e intolleranza verso i musulmani, mentre nulla sul terrorismo, sulle vittime degli attentati, su chi odia gli europei, il nostro stile di vita, la nostra cultura, i nostri valori”.

Scorrendo la relazione, si parla in effetti di misure da prendere contro il dilagare di politiche che conducono alla discriminazione e in cui emergerebbe una presunta “criminalizzazione della solidarietà”, con chiaro riferimento al braccio di ferro degli anni scorsi tra il governo italiano gialloverde e le Ong.

Priorità, quelle dell'Ue, ben lontane da una realtà dove, al contrario, milioni di persone aspettano risposte concrete sul fronte economico e sanitario.

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