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Francia, nominato il centrista François Bayrou come nuovo premier
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"In privato ci danno ragione, ma poi...". Renzi non arretra e apre il caso Arcuri

Nuovo affondo contro la task force: frase sibillina sui grillini E avverte: "Sulla distribuzione dei vaccini ci giochiamo il futuro"

"In privato ci danno ragione, ma poi...". Renzi non arretra e apre il caso Arcuri

L'impressione è che stavolta faccia sul serio. Il Palazzo in tilt non derubrica le mosse di Matteo Renzi a un'«ammuina» montata solo per avere un po' di visibilità e magari influire su qualche nomina che conta. A febbraio i venti di crisi sulla riforma della prescrizione erano rientrati in tempi relativamente brevi. Ma adesso è diverso. Tra Palazzo Chigi e il Quirinale l'aria si è fatta pesante come non accadeva da tempo. Il premier Giuseppe Conte prima fa trapelare l'idea di tornare subito alle urne, poi apparecchia una verifica di maggioranza. Intanto Renzi cannoneggia. Comincia la giornata e l'ex rottamatore interviene nella sua eNews. «Sulla vicenda politica non ho nulla da aggiungere rispetto a questo discorso che ho fatto in Parlamento». Segue link all'intervento in Senato durante le dichiarazioni di voto sulla riforma del Mes. E però Renzi ne parla, di politica. Poche righe. Quanto basta per continuare ad alzare la tensione. «In queste ore montano le polemiche di chi dice che in piena pandemia non si può fare politica - scrive l'ex premier - io ho un concetto diverso della parola politica». L'affondo è ancora sul Recovery Plan e la Task Force di Conte per gestire i 209 miliardi di euro in arrivo dall'Europa. «Se, davanti alla più grave crisi economica del dopoguerra, il Parlamento non può fare politica perché non può discutere di dove mettere i soldi dei nostri figli e il Governo deve farsi sostituire da una task force di trecento consulenti c'è qualcosa che non va». Più chiaro di così. D'altronde la chiarezza non ha fatto certo difetto a Renzi negli ultimi giorni. Dal discorso a Palazzo Madama di mercoledì, alle interviste rilasciate ai giornali. Quella al Messaggero in cui ha spiegato che, alla fine, in caso di crisi una maggioranza si troverà. E soprattutto il colloquio con il quotidiano spagnolo El Pais. «Se Conte vuole i pieni poteri siamo pronti a togliergli la fiducia», ha minacciato Renzi dalla nota tribuna internazionale. Chiarissimo.

Più sottile un altro passaggio della eNews: «La cosa incredibile di questa vicenda è che privatamente tutti ci danno ragione e poi in pubblico, in molti, prendono le distanze». E qui la frase si presta a molte letture. Innanzitutto c'è il Pd, considerato da molti retroscena il vero mandante delle bordate renziane. Però, a dirla tutta, i dem che contano, da Nicola Zingaretti al suo consigliere Goffredo Bettini, non si sono sprecati in una strenua difesa di Conte. Poi c'è il M5s. In molti sospettano che una maggioranza nuova non dispiaccia più di tanto a Luigi Di Maio. Un segnale in questo senso è rappresentato dalle perplessità sulla mega-task force espresse da molti parlamentari grillini.

Nel suo messaggio l'ex rottamatore apre un nuovo possibile fronte. Così avverte sui vaccini, tirando in ballo il supercommissario Domenico Arcuri, senza però nominarlo. «L'unico vero punto, su cui ci giochiamo i prossimi mesi, è se siamo pronti con la distribuzione del vaccino», dice Renzi. Il capo di Italia Viva mette in guardia: «Occorrono mezzi, logistica, efficienza.

E non basta comprare le dosi, bisogna gestirne l'operatività». E il ministro renziano dell'Agricoltura Teresa Bellanova ribadisce la linea: «Se si pensa che siamo superflui, le nostre postazioni sono a disposizione e le maggioranze saranno decise in Parlamento».

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