
L'incontro tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron ha rappresentato un momento importante per rinsaldare le relazioni bilaterali tra le due nazioni. Abbiamo chiesto a Jean-Pierre Darnis, professore all'Università della Costa Azzurra e alla Luiss, lo stato dei rapporti tra Italia e Francia e le implicazioni dell'incontro di Roma.
Professore, cosa dobbiamo aspettarci dall'esito del bilaterale tra Meloni e Macron?
«L'incontro nasce su richiesta della Francia e il fatto che Macron sia venuto a Roma solo per la visita a Palazzo Chigi senza altri appuntamenti testimonia l'importanza del bilaterale. L'obiettivo è far ripartire un rapporto di qualità perché Italia e Francia sono paesi integrati a fondo non solo nell'industria ma anche nella ricerca, nell'università e in vari ambiti, inoltre il rapporto con il Trattato del Quirinale è migliorato molto negli ultimi anni così come i dialoghi interministeriali. Negli ultimi mesi c'era un problema di comunicazione strategico ad alto livello ma di fronte alle turbolenze europee a causa della presidenza Trump e a una serie di manovre diplomatiche italo-francesi in ordine sparso, era necessario un incontro tra i leader».
Crede che le diversità ideologiche tra la Meloni e Macron e l'appartenenza a famiglie politiche diverse in Europa possa rappresentare un problema alle relazioni tra i due governi?
«Ci sono stati due fattori che non hanno aiutato nel rapporto tra i due nei mesi passati. Anzitutto il fatto che la Meloni è stata percepita in Francia come vicina a Marine Le Pen che è l'avversario di Macron e, con una certa faciloneria nell'analisi (che non condivido), in Francia si è cercato di descrivere Giorgia Meloni come un leader di estrema destra. Dall'altro lato con la Meloni c'è un governo più nazionalista che vuole contare più in Europa e ciò genera un sentimento di rivalità della Francia».
La Germania con il nuovo cancelliere Merz può aver giocato un ruolo per favorire il vertice e una distensione dei rapporti tra Macron e la Meloni?
«In modo diretto o indiretto Merz ha avuto un ruolo per favorire l'incontro, il nuovo assetto strategico dell'Europa che deve essere più indipendente dagli Stati Uniti ha giocato una sua centralità. Con il ritiro americano e l'incertezza con l'amministrazione Trump, cresce il peso politico della Germania. Il riarmo e una politica decisa con la Russia sono un fattore importante, ci sono stati bilaterali tra la Francia e la Germania anche grazie al Trattato dell'Eliseo e c'è un buon rapporto tra Italia e Germania, rimaneva perciò scoperto un lato del triangolo nel rapporto tra Italia e Francia».
Una risposta comune europea ai dazi può essere stato uno temi discussi?
«È fondamentale che parlino di questo tema, sono paesi europei consapevoli del fatto che sui dazi è necessaria una risposta europea e serve una posizione convergente che non va espressa dopo l'incontro di ieri ma in coordinamento con Ursula Von der Leyen poiché il commercio internazionale è di competenza europea».
Altro tema chiave è l'Ucraina
«Si deve trovare la quadra su come sostenere l'Ucraina spiegando agli italiani che i francesi non vogliono andare a combattere con il proprio esercito e ai francesi che gli italiani hanno una vocazione più pacifista».
Pensa ci sarà qualche risultato concreto nell'immediato dopo il vertice?
«Il mio auspicio è che l'incontro possa portare a reintrodurre i summit intergovernativi annuali che ci sono stati dal 1981 al 2020.
Questi incontri sono stati molto utili per le relazioni tra Italia e Francia, poi con il covid e in seguito con la guerra in Ucraina si sono interrotti ma ora è il tempo di riprendere questa istituzione che ha dato frutti buoni e crea importanti occasioni di confronti».