Un altro trionfo processuale per l'avvocato Giulia Bongiorno, regina del foro. Dopo sei anni di battaglia ha ottenuto l'assoluzione definitiva per il Ministro Salvini sul caso Open Arms.
Avvocato Bongiorno, 2220 giorni sotto processo. Sul Giornale abbiamo scritto che è stato un sequestro di persona e che il sequestrato era Salvini. Abbiamo esagerato?
"Paragono i procedimenti a lunghe e gravi malattie: la vita va avanti, ma si pensa sempre al processo, con la consapevolezza che una sentenza potrebbe essere devastante, per sé e per la propria famiglia. L'inizio di un processo cambia la vita dell'imputato".
Un ministro e un leader di partito costretto a perdere moltissime giornate per andare a Palermo per un processo che come lei stessa ha dichiarato "non sarebbe dovuto iniziare". È normale?
"Non sarebbe dovuto iniziare perché sarebbe stata sufficiente la coerenza di chi, fino al giorno prima, aveva rivendicato l'azione del governo Conte 1 per non innescare un processo basato, come è evidente, sul nulla. Per il caso Diciotti il Senato aveva negato l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, in quel momento il governo giallo-verde era compatto... Su Open Arms c'è stato un repentino cambiamento, e hanno votato contro. È un caso che nel frattempo fosse caduto il governo Conte 1? Anche dopo la scelta del Senato, questa vicenda avrebbe dovuto essere chiusa almeno al momento dell'udienza preliminare".
Salvini ha sempre detto: ho difeso i confini. Non ha bloccato nessuna nave. Era una nave spagnola e lui le ha detto di tornare in Spagna. Nessuna coercizione. Come è nata l'accusa di sequestro di persona?
"Erano accuse surreali. Si è ipotizzato che Salvini avrebbe dovuto far sbarcare i migranti che viaggiavano a bordo di una ong con bandiera spagnola che aveva effettuato i salvataggi in autonomia, e mai in acque territoriali italiane. È stato provato che l'Italia non avrebbe affatto dovuto concedere il Pos e che il comandante avrebbe avuto numerose opzioni per fare sbarcare i migranti, ma il suo obiettivo era farli sbarcare sul nostro territorio. È negli atti che, pur potendo raggiungere la Spagna, Stato di bandiera e di primo contatto, la nave bighellonava. Questo verbo ha suscitato polemiche, ma è quello usato dalle Autorità maltesi. Servirebbe una riflessione politica su quella ostinata volontà di sbarcare solo in Italia".
Il presidente del Consiglio all'epoca dei fatti era Giuseppe Conte. Come si è comportato durante il processo?
"Siamo molto soddisfatti per l'esito finale e mi piace ricordare il coraggio e la lucidità del ministro Piantedosi, che non ha esitato ad assumersi ogni responsabilità".
Su quali elementi ha puntato lei per vincere un processo che all'inizio sembrava molto difficile?
"Io cerco la soluzione nelle carte. In questo caso, è emerso che Open Arms avrebbe avuto a disposizione numerosissime soluzioni per far sbarcare i migranti. Non solo: è risultato che non rispondeva né alla Guardia Costiera, pronta ad agevolare lo sbarco, né alla Spagna, che chiedeva come aiutare. Poniamoci qualche interrogativo".
Come ne esce la Procura di Palermo?
"Dico solo che, dopo l'assoluzione, i sostenitori dell'accusa avrebbero potuto desistere".
Questa sentenza farà giurisprudenza?
"Le convenzioni internazionali lasciano ampi spazi per l'interpretazione dei doveri nascenti in capo ai vari Stati. Tuttavia, non ogni violazione o presunta violazione può essere trasformata in reato".
La Lega di Salvini, quando è iniziato il processo, era quasi al 35 per cento. Ora è al 10. Queste iniziative della magistratura alterano la democrazia?
"Se ha inciso sulle percentuali, non lo so. Di certo, la democrazia si altera quando uno dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, è debole e il vuoto che lascia viene colmato da un altro. Il Senato avrebbe dovuto votare contro l'autorizzazione a procedere nei confronti di un ministro che ha agito conformemente al programma politico di Governo, ma pur di andargli contro si è preferito affidare la vicenda al potere giudiziario".
È più contenta del suo successo come avvocata o come rappresentante del Parlamento?
Vorrei fare molto di più e molto meglio. Il problema è il tempo".
È stato più difficile questo processo o il processo storico ad Andreotti?
"All'epoca ero giovanissima, e il processo Andreotti era un'impresa ciclopica in cui, per mettere alle strette i collaboratori di giustizia, bisognava conoscere nei dettagli ogni rigo di ogni atto.
Nel procedimento contro Salvini bisognava tenere conto del fatto che era un ministro in carica e, quindi, delle ripercussioni sul Governo. Certo, poi in qualunque processo il momento più difficile è quello prima della sentenza".