Magistratura

La Procura di Brescia si vergogna del pm che giustifica le botte

Il verdetto choc sui maltrattamenti "culturali". E anche Nordio si dissocia: "Inaccettabile"

La Procura di Brescia si vergogna del pm che giustifica le botte

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«Not in my name». Il procuratore capo di Brescia Francesco Prete ritrova la parola e condanna, senza mezzi termini, le scelte «in piena autonomia» del suo pubblico ministero che aveva chiesto l'assoluzione di un cittadino del Bangladesh, accusato di aver maltrattato, trattato da schiava, picchiato e umiliato per anni la moglie, un'italiana di 27 anni, per «un fatto culturale». Una posizione che lo stesso Guardasigilli Carlo Nordio a Zapping su RaiRadioUno ha definito «assolutamente inaccettabile, perché nel nostro sistema la legge è uguale per tutti, l'ignoranza non è una scusa e picchiare la moglie, quale ne sia la ragione, è reato». «Ho visto che la Procura ha fatto una precisazione che smentisce questa richiesta», ha precisato il ministro.

Ecco perché, per cancellare l'onta di un 11 settembre del diritto in nome dei cosiddetti «reati culturalmente orientati», punibili in Italia ma tollerati nel paese di origine, la Procura di Brescia ha subito scaricato il pm con un languido comunicato stampa: «Questo ufficio ripudia qualunque forma di relativismo giuridico, non ammette scriminanti estranee alla nostra legge ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza, morale e materiale, di chiunque, a prescindere da qualsiasi riferimento culturale, nei confronti delle donne».

La decisione del pm di assolvere l'immigrato era sembrato a tutti uno sfregio al sacrificio di giovani bresciane come Hina Saleem o Sana Cheema e a tutte le ragazze musulmane vittime della sharia all'italiana. L'uomo, un cugino della donna residente a Milano che l'avrebbe sposata con nozze combinate in patria «per 5mila euro» alla morte del padre, l'avrebbe persino costretta a lasciare gli studi alle superiori e l'avrebbe segregata per anni, con la minaccia di rispedirla in Bangladesh. «È un portato della sua cultura che la parte offesa aveva persino accettato in origine», era la tesi del pm.

La sconfessione in piena regola della Procura è figlia anche della bufera politica che si è scatenata (accelerando anche l'iter del ddl sulla violenza contro le donne), con tanto di richiesta di mandare gli ispettori avanzata da Fratelli d'Italia e ribadita ieri anche da Maurizio Gasparri, anche perché già il pm e la Procura avevano chiesto l'archiviazione per l'immigrato, che il Gip aveva negato: «Questa persona va cacciata oggi stesso della magistratura», tuona il senatore di Forza Italia. A lui replica ancora Prete: «Le richieste di ispezioni ministeriali tese a verificare tale assunto ci lasciano assolutamente tranquilli, essendo tutti i magistrati dell'ufficio sicuri di avere sempre agito nel rispetto della legalità, secondo i parametri fornitici dalla Costituzione e dalla legge», altro che la strampalata ipotesi buonista sbugiardata sui giornali.

Chissà che il caso non finisca al Csm, che ieri ha aperto un fascicolo contro il magistrato del tribunale di Sorveglianza di Perugia Ernesto Anastasio, definito «il giudice poeta» per le sua vena artistica, che lo ha portato ad accumulare un arretrato record di 858 fascicoli.

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