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Procura di Roma dimezzata per 2 mesi. Solo a luglio la decisione su Lo Voi

Prestipino in bilico. Il Csm dice no al trasferimento di Fracassi

Procura di Roma dimezzata per 2 mesi. Solo a luglio la decisione su Lo Voi

Roma. Due scenari, tre eventi legati. Il più clamoroso è a Roma, dove il Consiglio di Stato rinvia all'8 luglio l'esame del ricorso di Michele Prestipino contro la sentenza del Tar del Lazio che dichiara illegittima la sua nomina a procuratore di Roma, dando ragione al concorrente Francesco Lo Voi (come già a Marcello Viola). Lo fa, questo è da capire, su richiesta proprio di Prestipino e Lo Voi, che chiedono tempo per valutare nuove impugnazioni e organizzare la difesa. Intanto, la procura capitolina rimarrà per oltre due mesi (ci vorrà tempo per conoscere la sentenza), guidata dal «reggente» Prestipino che, secondo i giudici amministrativi, non ha titolo per rimanere in quel posto.

Sempre nella Capitale, il Csm respinge la richiesta di trasferimento, avanzata da Nino Di Matteo per incompatibilità con ogni funzione giudiziaria nel distretto di Lecce, che riguarda Valerio Fracassi, capogruppo di Area a Palazzo de' Marescialli nell'ultima consiliatura e molto attivo nelle trattative sulle nomine, proprio con Palamara, come risulta dalle chat. Il plenum si spacca: 11 contrari, 3 astenuti, 6 favorevoli. La motivazione, arriverà entro un mese.

A Perugia, invece, Luca Palamara affronta l'udienza preliminare per l'accusa di aver utilizzato segreti d'ufficio, con il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio e l'ex pm di Roma Stefano Fava, per infangare l'allora capo della procura capitolina Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Paolo Ielo.

Nei tre casi si intrecciano i più grossi scandali che hanno colpito la magistratura e il Csm, quello che prende il nome appunto dall'ex presidente dell'Anm e quello che ha al centro il faccendiere Piero Amara. Davanti al gup di Perugia Angela Avila, Palamara, Fuzio e Fava devono rispondere delle contestazioni dei pm che vogliono il rinvio a giudizio per concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d'ufficio. Accolta la richiesta di costituirsi parte civile di Ielo (oltre che del ministero della Giustizia e di Cittadinanzattiva), non del fratello avvocato Domenico.

Per l'accusa, Fuzio al telefono rivelò a Palamara l'arrivo al Csm di un esposto di Fava, che accusava di scorrettezze Pignatone e Ielo, anche perché nelle indagini su Amara non si sarebbero astenuti, pur avendo ambedue i fratelli consulenti di parti in causa. Fuzio avrebbe rivelato a Palamara come il Comitato di presidenza del Csm, di cui faceva parte, voleva procedere per l'esposto. Fava, invece, avrebbe usato abusivamente il sistema informatico per «avviare una campagna mediatica» contro Pignatone, appena andato in pensione e Ielo, con l'aiuto di Palamara «a cui consegnava l'incartamento indebitamente acquisito». I due avrebbero poi fornito a Il Fatto e La Verità notizie secretate, sul fatto che Amara «era indagato per bancarotta e frode fiscale e che Fava aveva predisposto una misura cautelare», che i capi avevano bloccato. Fava è anche accusato di abuso d'ufficio per aver utilizzato atti di procedimenti penali per far avviare un procedimento disciplinare contro Pignatone e per screditare Ielo.

Siamo solo all'inizio.

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