Romano Prodi torna o no? Il dilemma, che è anche una speranza per gli antirenziani, sta agitando gli animi del centrosinistra. Il professore, al momento, glissa e rilascia dichiarazioni soltanto sulla situazione generale del Paese.
"È una tragedia", dice agli amici intimi, rivela Repubblica. "Quale progetto ha l'Italia in Europa, nel Mediterraneo? Ne parlerà qualcuno nella prossima campagna elettorale?", si chiede Prodi lasciando intendere che si riferisce implicitamente anche al Pd. E, intanto, continua a partecipare ai dibattiti sull'Europa, come quello che si tiene oggi con il ministro Carlo Calenda, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il premier Paolo Gentiloni. Prodi, perciò, continua a evitare ogni commento sul Pd e, soprattutto sul risultato delle Regionali om Sicilia: "Se dicessi anche una sola sillaba verrebbe interpretato come un mio desiderio di tornare in campo".
Sembra, dunque, allontanarsi la creazione di un listone di stampo ulivista con Giuliano Pisapia ed Mdp (eccetto D'Alema) per arrivare al 40% insieme al Pd. Una sorta di nuovo Ulivo di cui Prodi avrebbe dovuto fare il padre nobile, così come immaginato il 16 giugno scorso nell'incontro con Matteo Renzi alla presenza di Arturo Parisi. Poi tutto si è fermato e, dopo una lunga assenza, ha lasciato un videomessaggio per il convegno dei Radicali sull'Europa in vista della nascita di una lista europeista alleata del centrosinistra. "Ci riproveranno a chiedere l'appoggio di Romano. Ma non c'è più tempo. E non c'è fiducia. Renzi non si fida troppo di noi e noi non ci fidiamo di lui", dice un prodiano di ferro.
Marco Damilano su Repubblica, però, prevede che "nei prossimi giorni il pressing su Prodi si farà asfissiante, da parte di Renzi e dei bersaniani che lanciano Pietro Grasso. Ma la coalizione per ora non si vede ed è lontanissima dal nuovo Ulivo vagheggiato mesi fa".
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