Quando la «diversità» può costare prima l'emarginazione, poi il lavoro.
È toccato a un giudice trentino ristabilire un diritto ormai pienamente riconosciuto non solo dalla morale, ma soprattutto dalle leggi. Per questo l'istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù, scuola paritaria di Trento, è stato condannato dal tribunale di Rovereto per aver discriminato una docente in base al suo presunto orientamento sessuale.
Il ricorso era stato presentato nel 2015 dall'insegnante e per i profili di discriminazione collettiva dalla Cgil del Trentino e dall'associazione radicale Certi diritti. «Il giudice ha accertato prima di tutto la discriminazione individuale subita dall'insegnante a decorrere dal colloquio del 16 luglio 2014, durante il quale alla stessa era stato chiesto di smentire voci per le quali ella avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con altra donna. Al rifiuto di questa di accettare ingerenze nella propria vita privata da parte del datore di lavoro - spiegano dallo studio legale che ha seguito la donna - alla stessa l'allora dirigente dell'Istituto aveva almeno chiesto di impegnarsi a risolvere il problema». «Tale proposta - sottolineano il legali - suscitò l'indignazione della docente, la quale non venne riassunta e perse il diritto ad ottenere la conversione del proprio contratto in un rapporto a tempo indeterminato. Il giudice ha adesso riconosciuto come la scuola cambiò, nel giro di pochi giorni, più volte la propria versione, sostenendo perdipiù la falsa tesi che l'insegnate avesse turbato i propri alunni con discorsi inappropriati sul sesso.
«Questa sentenza - spiega l'avvocato Alexander Schuster - è il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e la seconda per discriminazione collettiva».
Ma c'è di più: l'Istituto di Trento è stato condannato anche per aver rivendicato il diritto di non assumere persone omosessuali, ritenute inidonee ad avere contatti con minori. Il Sacro cuore dovrà dunque risarcire 25mila euro alla prof per danni patrimoniali e non patrimoniali e 1.500 a ciascuna delle organizzazioni ricorrenti. L'avvocato Alexander Schuster, che ha difeso la ricorrente così come le due organizzazioni Certi diritti e Cgil del Trentino, esprime soddisfazione e sottolinea: "La questione non riguarda tanto l'orientamento sessuale, perché dice molto di più: garantisce i diritti fondamentali di ogni lavoratore.
Infatti, questa decisione fissa un punto chiaro: i datori di lavoro di ispirazione religiosa o filosofica non possono sottoporre i propri lavoratori a interrogatori sulla loro vita privata o discriminarli per le loro scelte di vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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