Quel professore con il pallino dell'elettrosmog

Angelo Levis è un'autorità in materia, ma i risultati dei suoi studi dividono gli esperti

Quel professore con il pallino dell'elettrosmog

Ieri per il professor Angelo Levis, ordinario di Mutagenesi ambientale all'Università di Padova, è stato il giorno della grande «rivincita». Lui, nemico giurato dei telefonini, è stato tutto il giorno alla cornetta del telefono (tradizionale). Motivo? Rispondere alle domande dei giornalisti di tutto il mondo che gli chiedevano lumi sulla sua perizia scientifica che ha portato alla storica sentenza di Ivrea: verdetto che, per la prima volta, ha riconosciuto «la piena plausibilità dell'effetto oncogeno delle onde elettromagnetiche dei cellulari».

Il professor Levis è un carismatico docente tutto casa e ateneo: uno di quegli scienziati un po' âgé, con occhiali e capello candido, che non ti stancheresti mai di ascoltare mentre fa lezione. Insomma, il contrario del noioso «barone» accademico. Levis invece - foss'anche per fare onore al suo cognome - è un intellettuale giovane, benché ormai da anni non indossi più i jeans. In compenso il nostro professore (nato a Venezia nel 1937, laureato a Padova in Scienze Biologiche nel '61) non ha mai smesso di vestire la divisa del nemico giurato dell'elettrosmog. L'ottantenne scienziato, forte di un autorevolissimo curriculum accademico, non manca di riservare parole durissime contro due organismi che, per chi svolge la sua professione, dovrebbero incarnare due «totem» indiscussi e indiscutibili: l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Iss (Istituto superiore di sanità). Levis, infischiandosene dell'accusa di lesa maestà, li critica entrambi con parole insospettabilmente chiare per uno che - in qualità di biologo - è avvezzo a vivere in un mondo di formule oscure.

Tempo fa in un'intervista al gruppo Espresso-Repubblica dichiarava a proposito di Oms e Iss: «La legislazione a tutela della salute è degenerata: troppo permissiva e troppi conflitti di interessi». Ma, a proposito di «conflitti di interessi», anche su Levis non manca qualche ombra, considerato che da anni si batte all'interno di un'associazione che denuncia gli effetti nefasti sulla salute dei campi elettromagnetici: esattamente la materia su cui è stato chiamato a pronunciarsi nella causa di Ivrea che ha condannato Inail a rimborsare il dipendente Telecom ammalatosi per eccessivo uso del cellulare.

Tre anni fa il professor Levis aveva espresso il suo scetticismo anche verso le istituzioni chiamate ad esprimere un parere sulla nocività dell'impianto Muos che sarebbe dovuto sorgere a sorgere a Niscemi vicino alla grande stazione radio già esistente: «Sono anni che questi organismi si rifiutano di riconoscere quello che una vastissima letteratura scientifica ha ormai ampiamente

dimostrato. Non occorre la certezza del 100% per poter stabilire il nesso tra le radiofrequenze e l'incidenza di alcune forme tumorali. Ho un pessimo parere sia dell'Oms sia dell'Iss».

Una disistima, probabilmente, ricambiata.

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