Il cammino da qui al congresso non è poi così breve. E il percorso risulta anche alquanto accidentato. La Forza Italia che verrà deve indossare fin da subito l'abito della paziente tolleranza. E il manovratore ricomporre con lavoro certosino le differenti istanze che stanno prendendo piede in questo momento. D'altronde c'è chi invoca addirittura un «nuovo predellino» per far risorgere un soggetto politico nuovo dalle ceneri del movimento azzurro. Da allora sono passati dodici anni. Ma lo spirito di molti è ancora quello: entusiasta e appassionato. Come quello di Michela Biancofiore, l'esponente trentina, che già giovedì nel corso del Comitato di presidenza ha avuto modo di esporre l'idea di un rilancio più incisivo del partito. E che ieri aggiungeva appunto l'idea di ripartenza più radicale. Il partito, insomma, andrebbe rifondato per divenire un soggetto più ampio ma anche organizzato in maniera diversa. In modo che non si ripeta - sembra suggerire la Biancofiore - l'errore delle ultime campagne elettorali quando tra vertici e territorio il dialogo era spesso assente. Alle stesse conclusioni ma con un ragionamento ben più critico arriva la deputata Laura Ravetto. «Senza una competizione vera, senza una dialettica fra le varie anime esistenti al nostro interno - sostiene nel corso di un'intervista a Repubblica -, questo partito muore». In discussione non è certo la leadership berlusconiana: anche la «fronda» su questo punto è d'accordo. Però, spiega la Ravetto, serve davvero una commissione di saggi «che conduca il partito verso il congresso». E in più serve un soggetto capace di federare il centrodestra. Cosa oggi stranamente impervia da raggiungere nonostante i numeri del consenso popolare dicano esattamente il contrario. Anche Renato Brunetta invoca un «nuovo predellino» e lo stesso Giovanni Toti, visto ormai da molti con un piede fuori dal partito, continua a ribadire che l'idea di un radicale rinnovamento non è nuova. «Oggi tutti si svegliano e invocano un cambiamento negato per 40 mesi» ha commentato il presidente della Liguria nel corso di una manifestazione al porto di Genova. «Secondo me serve un polo con una parte moderata presente vivace e visibile - spiega Toti - Il tema è uno: come avviare un percorso in cui tutti possano dare il proprio contributo senza soluzioni calate dall'alto».
Al netto delle diverse posizioni resta condivisa da tutti l'idea della leadership. Il patrimonio di Berlusconi (capace di raccogliere mezzo milione di preferenze) resta un valore aggiunto da non disperdere. Ne è convinto anche il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi. «I voti del partito sono ancora riconducibili a Berlusconi», spiega. Quindi la leadership non solo non si discute ma andrebbe anche supportata da un movimento dal basso che recuperi quella «gamba» del centrodestra che nei discorsi, nei comizi e nei proclami di Salvini e della Lega sembra dimenticato. Il riferimento è al popolo delle partite Iva, al mondo cattolico e a quello dell'associazionismo. Insomma all'ala moderata che ha sempre rappresentato la guida del centrodestra e che oggi, invece, si vede spinto verso lidi più perigliosi.
Insomma nei momenti difficili (ed economicamente molto delicati) il ceto medio può ancora fare la differenza e, sono concordi le diverse anime degli azzurri, risultare vincente in una coalizione che si ripresentasse al più presto alle urne in caso di elezioni anticipate.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.