Il progetto di Forza Italia: tetto alle tasse nella Carta

Limite della pressione fiscale a un terzo del Pil. Dallo stop al reddito 5S i fondi per alzare gli stipendi di 1.000 euro

Il progetto di Forza Italia: tetto alle tasse nella Carta

Sono idee di economia e di Paese che si oppongono in modo frontale. La manovra del governo M5s-Pd è definita «oppressione fiscale» da Forza Italia e non solo per il «diluvio di nuove tasse», ma perché insiste sul reddito di cittadinanza ancora senza controlli, finanziato con 8 miliardi nel 2020, e non riduce da subito il costo del lavoro ma promette solo un assaggio da 40 euro nella seconda metà dell'anno, finanziato con 3 miliardi. «Una mancetta» e «una presa in giro» dicono da Fi.

Come principio base, la contromanovra azzurra vuole inserire in Costituzione un tetto alla pressione fiscale, perché non superi un terzo del Pil o del reddito personale. A ciò si aggiunge la ripresa della flat tax ad aliquota unica del 15%, con una no tax area elevata dagli attuali poco più di 8mila euro a 12mila euro che - nelle intenzioni del partito - avrebbe l'obiettivo di rispettare il principio costituzionale della progressività fiscale e di consentire a chiunque lavori di poter vivere con mille euro. Dal 26 ottobre partirà anche una raccolta di firme nelle piazze per sostenere la proposta di iniziativa popolare per il tetto costituzionale alle tasse.

«Otto miliardi per stare in poltrona e tre per chi lavora, ma il lavoro vale molto di più» è la sintesi che accompagna una delle principali critiche azzurre. La manovra conferma infatti il reddito di cittadinanza, fortemente voluto dai Cinquestelle, e rinvia di un po' il taglio del cuneo fiscale, ovvero la somma delle imposte, dirette e indirette, e dei contributi previdenziali che determinano il costo reale del lavoro. Ulteriore elemento di incertezza: la modifica per il terzo anno consecutivo del regime forfettario delle partite Iva.

Critiche e progetti di Fi sono stati illustrati alla Camera dal partito a ranghi compatti, dalla capogruppo Mariastella Gelmini a Sestino Giacomoni, vice presidente in commissione Finanze, a Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Camera e Senato, a Renato Brunetta, responsabile economico del partito. Il reddito di cittadinanza, insiste Fi, necessita di «una profonda revisione» e va stoppato «in attesa che siano effettivi i controlli». Il progetto alternativo chiede di unificare i due provvedimenti. Se ciò accadesse, secondo i calcoli azzurri, con gli 8 miliardi aggiuntivi del reddito rispetto ai 3 stanziati per la riduzione del cuneo, si potrebbero «mettere nella busta paga dei lavoratori mille euro in più l'anno sin dal 2020».

A preoccupare i vertici azzurri anche i provvedimenti sulla casa e in particolare l'aumento dell'aliquota della cedolare secca sugli affitti abitativi a canone calmierato, dall'attuale 10 al 12,5%, misura confermata dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.

A leggere le interviste rilasciate da Palazzo Chigi, la manovra punterebbe a recuperare entrate dalla guerra ai grandi evasori, dichiarata a mezzo stampa sia dal premier Giuseppe Conte che da Gualtieri. L'aspettativa di gettito è intorno ai 3 miliardi. Fi teme però «uno Stato di polizia fiscale» e ritiene «preoccupante» che il ministro dell'Economia abbia affidato il tema di sanzioni e soglie di punibilità dei reati fiscali al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Gelmini aggiunge il timore che si faccia cassa «con la lotta al contante e ai piccoli evasori» più che con la guerra ai grandi evasori. Ancora un no alla demonizzazione del contante: «In un Paese liberale i cittadini pagano come ritengono meglio».

Tra le

tasse per così dire connesse, un'imposta di bollo da 2,4 euro per foglio per i certificati rilasciati da organi dell'autorità giudiziaria in materia penale. Fino alla domanda: «Quanto costerà una sentenza di 100 pagine?».

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