La promessa di Giorgetti: "La manovra del governo non cambia programma"

Il ministro dell'Economia rassicura dopo i nuovi dati sul Pil. E si studia il rialzo delle pensioni minime

La promessa di Giorgetti: "La manovra del governo non cambia programma"
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La revisione del Pil da parte dell'Istat (da +0,6% a +0,4% la crescita acquisita per il 2024) non cambia i piani del governo. A confermarlo con un «no» è stato ieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, al termine della cerimonia per i 250 anni della Guardia di Finanza. L'incremento del prodotto interno lordo in valore assoluto non modifica, infatti, lo spazio di manovra per la politica economica. Il problema resta sempre il reperimento di 10 miliardi per giungere ai 25 miliardi di spesa prevista per la prossima legge di Bilancio.

Atteso che l'introduzione di addizionali Ires sulle grandi imprese non sia la strada praticabile per un governo di centrodestra (per quanto si stia studiando un'aliquota uniforme per tutti senza sconti), non resterà che aumentare il perimetro della spending review. Ai circa 2,5 miliardi attesi dai tagli ai ministeri dovrebbe aggiungersi un ammontare cospicuo dalla revisione delle spese fiscali.

Intanto, il governo sta lavorando a un provvedimento che potrebbe rinsaldare l'armonia nella compagine di maggioranza: un intervento sulle pensioni minime per cercare di alzare la soglia oltre 621 euro. L'esecutivo non intende solo confermare la misura della legge di Bilancio per il 2023 che ha garantito un innalzamento degli assegni più bassi oltre il recupero dell'inflazione, ma compiere un passo avanti. Si tratta di andare oltre il recupero dell'1% di inflazione annua attesa per i 614,77 euro che quest'anno rappresenta la quota minima erogata. Dunque, l'obiettivo è superare 621 euro. I trattamenti che potrebbero essere coinvolti dovrebbero essere poco meno di 1,8 milioni. La misura, pertanto, non drenerebbe troppe risorse (l'anno scorso furono stanziati 379 per un incremento del 2,7%), ma che darebbe comunque un segnale d'attenzione.

Il Psb, infatti, non prevede nessun cambiamento rispetto alle norme in essere. Dovrebbero così essere confermate l'Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 con le regole restrittive introdotte l'anno scorso. Per Quota 103 resterebbe il ricalcolo contributivo dell'intera pensione per chi decide di accedervi e il tetto massimo all'assegno che si percepisce fino all'arrivo all'età di vecchiaia (2.394 euro al mese quest'anno) oltre all'allungamento delle finestre a sette mesi per il privato e nove per il pubblico.

Sul fronte previdenziale si sta lavorando anche sulla permanenza al lavoro con incentivi fiscali che rendano conveniente il rinvio del ritiro dal lavoro. Il bonus Maroni, che consente a chi ha i requisiti di avere in busta paga i contributi a carico del lavoratore (il 9,19% della retribuzione), non ha funzionato perché non conveniente dal punto di vista fiscale. Nel 2024 è stata usata da poche centinaia di persone. Si sta ragionando, pertanto, sull'esenzione per questo bonus o a una riduzione della tassazione sulla base di quanto avviene per gli aumenti salariali previsti dalla contrattazione di secondo livello. Ma è possibile anche che sia previsto un accredito figurativo per l'importo del bonus e che questo sia esteso anche per chi ha i requisiti per la pensione anticipata indipendente dall'età, ovvero ha maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Una possibilità che però ha bisogno di risorse. Sempre sul fronte previdenziale si studia l'adozione di un nuovo semestre di silenzio assenso per il conferimento del Tfr alla previdenza integrativa, come dichiarato dal ministro del Lavoro Calderone.

È da escludere, al momento, il ricorso a nuove tasse.

Anche la sovrattassa da 5 euro sulle sigarette. In Francia, dov'è applicata, non solo ha ridotto in misura esigua il numero di fumatori, ma ha fatto fiorire il contrabbando, come testimoniato da ricerche dell'Ocse e di Kpmg.

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