Laura Cesaretti
Roma L'Assemblea nazionale del Pd si apre stamane a Roma, e per il momento l'unica cosa che si sa per certo è il titolo, deciso da Matteo Renzi: «Ripartiamo dall'Italia».
Il segretario lo ha annunciato via Facebook, in un post con il quale ha chiesto agli utenti di indicare «la scelta che vi ha più colpito in positivo, l'errore più grande di questi tre anni e la priorità per i prossimi mille giorni». Un modo per riavviare il dialogo diretto con gli elettori e prepararsi a rientrare in gioco. Con quale obiettivo, è chiaro: elezioni prima possibile, comunque entro giugno. Con che mezzi, ancora non è stato rivelato. Congresso anticipato, primarie aperte per il «centrosinistra», dimissioni da segretario: le opzioni analizzate in questi giorni sono le più diverse. Renzi ha lasciato dire tutto e il contrario di tutto, probabilmente anche per osservare le reazioni dei capibastone Pd. Solo stamattina, dalla relazione (che secondo alcune indiscrezioni potrebbe persino essere scritta, una novità assoluta per un leader abituato a parlare a braccio in ogni circostanza) con cui il segretario Pd aprirà i lavori, si capirà qualcosa di più.
Un'anticipazione la ha fornita ieri l'Unità online, ovviamente ben informata su quanto si muove intorno a Renzi: «Il segretario, in estrema sintesi proporrà questa analisi e questa semplice road map: primarie del centrosinistra e poi elezioni politiche. Il tutto in primavera. E preceduto, per quello che riguarda il Pd, da un'ampia discussione a tutti i livelli, con lui stesso segretario: il Congresso che dovrà confermarlo o sostituirlo si terrà dopo le elezioni. Non è ad un resa dei conti interna che Renzi punta quanto a una sfida finale con un Movimento Cinque Stelle sfibrato dalla vicenda romana e una destra contraddittoria ma egemonizzata dal populismo della Lega».
Matteo Renzi, insomma, vuole evitare che il Pd si avviti nella spirale del dibattito interno tra correnti e correntine, e guardare avanti, alla priorità di ridare al Paese un governo legittimato dalle urne. Sa bene che la corsa ad ostacoli verso le elezioni anticipate sarà durissima, percèè nessuno le vuole: il Colle, ampie fette del Pd, il centrodestra e neppure i Cinque Stelle, alle prese con la catastrofe della loro prima esperienza di governo a Roma. Ed è anche su questa debolezza degli antagonisti, a cominciare da Grillo, che i renziani intendono far leva. Nonché sull'impressionante caos politico seguito alla vittoria del No al referendum: l'immagine plastica è la decapitazione delle due principali città italiane, Roma e Milano. Due casi diversissimi (e Renzi non ha avuto esitazioni a schierarsi al fianco del sindaco di Milano Sala), ma emblematici, perché danno l'idea di una politica debole e senza baricentro, esposta alle scorribande della magistratura.
Il percorso lo indica il senatore toscano Andrea Marcucci: «Una volta definite le regole elettorali - dice - si potrà considerare finita la legislatura. Il segretario del Pd rinnoverà la sfida per il cambiamento, per contrastare il drammatico ritorno al passato in cui l'Italia è ripiombata in sole due settimane dal referendum».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.