"Pronto a candidarmi". Padoan prende il seggio per conto dei poteri Ue

Il ministro resta in politica, convinto dal pressing di Renzi e dei vertici di Bruxelles

"Pronto a candidarmi". Padoan prende il seggio per conto dei poteri Ue

Roma - I suoi amici lo vedevano già in Lussemburgo in una non precisata istituzione europea. Oppure di ritorno a Parigi, da docente universitario più che all'Ocse dove ha già svolto una parte importante della sua carriera. Troppo facile. Infatti Pier Carlo Padoan (nella foto) ha spiazzato tutti. Domenica ha fatto capire che di fronte a un'offerta di candidatura valuterebbe il da farsi. Ieri, per non correre il rischio di apparire troppo timido, il ministro dell'Economia ha rafforzato il messaggio: «Ci sono stati dei colloqui e mi sono reso disponibile. Sono disponibile». E lo stesso Renzi ha confermato di avere «proposto» a Padoan di mettersi in lista.

Quindi è certo, sarà un candidato un po' reticente del Pd, deludendo i tanti che dentro Leu lo consideravano, non a torto, un membro d'onore del partito old style, temporaneamente prestato al nuovo Pd. Ma quella di Padoan non è semplicemente l'iscrizione al partito di Matteo Renzi. La spinta a impegnarsi in prima persona in una campagna elettorale difficilissima per la sinistra ed, eventualmente, nella non meno complicata fase successiva di formazione di un esecutivo, non è frutto di una ritrovata passione politica. Semmai di un duplice pressing esterno.

Il primo è quello dello stesso Renzi e del Pd, alla ricerca di figure di spicco in un eventuale futuro governo, che siano gradite all'Europa. I rapporti tra il segretario Pd e Bruxelles sono sempre stati pessimi. I democratici su questo terreno soffrono la concorrenza di Forza Italia e Silvio Berlusconi che negli ultimi mesi sono diventati - un po' paradossalmente se si pensa al 2011 - il principale punto di riferimento delle istituzioni europee. Come se non bastasse, uno degli assi europei che Renzi aveva calato nei mesi scorsi, Carlo Calenda, si sta rivelando concorrente più che alleato.

Inevitabile per il Pd cercare un garante capace di rassicurare la Commissione e il Consiglio europeo. Qualcuno che cerchi di riallacciare i rapporti perlomeno con il Partito socialista europeo, dopo anni di freddezza se non di gelo. Nessuno meglio di Padoan da questo punto di vista. Vicinissimo ai socialisti francesi, non sgradito nemmeno alla Commissione dove prevale il Ppe.

Il secondo pressing che ha convinto Padoan è proprio quello di Bruxelles. Durante il suo primo mandato e, ancora di più, nel corso del secondo tempo al dicastero di via XX settembre ha agito in accordo con le istituzioni europee. Unici attriti con parte del Ppe.

La sua candidatura è una garanzia di continuità che i socialisti europei potranno spendere quando qualcuno chiederà conto

dell'affidabilità della sinistra italiana. Garanzia anche per la Commissione europea che vorrebbe vedere rispettati gli impegni futuri presi dallo stesso Padoan. E che il ministro, forse, spera siano altri a dovere rispettare.

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