Un dramma nel dramma quello che si è consumato nella vicenda legata alla morte del giovane Ugo Russo. Mentre i parenti del 15enne napoletano devastavano il Pronto soccorso dell'ospedale dei Pellegrini, Irina, una 39enne ucraina ricoverata da qualche giorno a causa delle botte violente prese dal marito, moriva nel reparto di rianimazione. I parenti della donna, vittima dell'ennesimo femminicidio, venivano spintonati e gettati a terra dalla furia incontenibile di quel centinaio di persone che scaricavano il loro dolore per la perdita del congiunto su chi non c'entrava niente.
Un dolore per i parenti della donna, già provati da una tragedia così grande, poi anche costretti a vedere scene degne dell'Italia peggiore, quella del degrado e dell'illegalità. Per fortuna che le telecamere di video sorveglianza hanno registrato tutto e ora i filmati sono finiti dritti in procura. I responsabili pensavano di farla franca, ma ora si troveranno a dover affrontare il muro invalicabile della giustizia, che non ammette scorciatoie. La vicenda era passata sotto silenzio a causa del clamore suscitato dalle polemiche sollevate dal padre del 15enne, ma ora è stata resa nota. «Siamo di fronte a ulteriore evento tragico - spiega l'avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime - favorito non da un semplice danneggiamento, bensì da una serie di azioni di inaccettabile inciviltà, da contrastare e combattere non solo a livello giuridico ma anche a livello culturale». La legale ricorda anche che i fatti di Napoli si portano dietro un'altra questione, quella dell'indagine a carico di Christian, il carabiniere che ha sparato a Russo, per omicidio volontario. «Un'impostazione - prosegue - che presuppone la volontarietà dell'atto, ossia che colui che lo commette abbia intenzione di uccidere un'altra persona, volontarietà che nel caso in cui si provoca la morte di una persona perché ci si difende da un reato che si sta subendo, è assai difficile che sussista».
La dinamica è da chiarire, ma le polemiche sulle accuse al carabiniere continuano. «Con tutto il rispetto per la giovane vittima - ha scritto il leader della Lega Matteo Salvini - ma io sto con il carabiniere». Lia Staropoli, presidente dell'associazione ConDivisa - Sicurezza e Giustizia, chiarisce: «Trovarsi una pistola puntata alla testa non lascia altre vie d'uscita, mi dispiace per la morte di un ragazzo, ma il giovane militare dell'Arma non aveva altra scelta, doveva difendersi». Intanto Ferdinando, il complice del 15enne morto, ammette la rapina. Avrebbe spiegato agli inquirenti che era sabato e volevano andare a ballare, per questo avrebbero deciso di tentare il colpo, per avere i soldi per andarsi a divertire. «Non sussistono dubbi - si legge nel decreto di fermo - sulla partecipazione di Ferdinando all'evento delittuoso, che era nato dal desiderio di procurarsi del denaro per andare a ballare (movente condiviso anche dal complice deceduto)». Per il pm sussisterebbe pericolo di fuga perché dopo l'evento il 17enne si sarebbe allontanato da casa della nonna per nascondersi da un'altra famiglia.
«Resta il fatto - si legge ancora - che i familiari del minore, contattati più volte al telefono, non fornivano indicazioni utili per rintracciarlo.
Appare chiaro che vi è stata una interruzione dei contatti con l'autorità dalla notte del delitto fino alle 13.30, quando la polizia giudiziaria recuperava il minore con il padre». Il giovane sarà affidato a una comunità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.