Con il proporzionale rispunta l'asse Lega-Cinque Stelle

Approcci sottotraccia sull'ipotesi di un accordo post elettorale per andare al governo

Con il proporzionale rispunta l'asse Lega-Cinque Stelle

Roma - Torna la strana alleanza. E anche stavolta è una questione lasciata tra le righe, una possibilità non esclusa dai protagonisti - M5S e Lega - ma nemmeno esplicitata.

Quasi un obbligo per i grillini, che come noto alle alleanze - soprattutto a quelle dichiarate - sono apertamente allergici, e non perdono occasione per ricordare la vocazione alla corsa in solitaria come caratteristica genetica. Una settimana fa, per dire, il deputato pentastellato Danilo Toninelli ha replicato a muso duro a Matteo Salvini che aveva escluso alleanze con il Movimento. «Ma chi ti vuole? Con chi converge con Renzi sull'Anti5Stellum non vogliamo avere niente a che fare». Ma appunto la possibilità dell'asse che non t'aspetti è legata soprattutto a lei, la legge elettorale, oltre che a qualche punto di contatto tra Carroccio e grillini (e a qualche precedente nemmeno remoto: alle scorse amministrative Salvini invitò a votare M5S nei ballottaggi contro il Pd).

La chiave, dunque, è il proporzionale, ingrediente di base del modello tedesco proposto da Silvio Berlusconi a Renzi. Senza premio di maggioranza il Movimento ha scarsissime possibilità di sbarcare al governo a braccia libere, per bene che vada alle urne. A meno, appunto, di non accantonare l'idiosincrasia per le alleanze che permetterebbero a un buon risultato alle urne di trasformarsi in una vittoria e nel primo esecutivo M5S. Il tutto attraverso un asse post-elettorale, o almeno un patto da sottoscrivere col Carroccio. Forti delle comuni critiche all'euro e di posizioni simili sull'immigrazione, con la Lega però granitica sull'argomento e i grillini, invece, decisamente su posizioni più variegate. Ma tant'è, come detto le prove di dialogo erano già state avviate in passato dai vertici delle due forze politiche, e spesso Salvini ha mandato messaggi al miele diretti ai Pentastellati, e tra l'esigenza di realismo politico alla quale è chiamato il M5S e i difficili rapporti del Carroccio con la leadership di Berlusconi nel centrodestra, la prospettiva di un mutuo interesse a unirsi dopo essersi contati alle urne non è così peregrina. Per ora gli approcci possono proseguire sottotraccia, all'insegna della prudenza, in attesa di capire anche che direzione prenderà la discussione sulla nuova legge elettorale, e chi si siederà a scriverla. Oltre che per non turbare la base del Movimento. Sulla cui monolitica allergia agli accoppiamenti politici, però, qualche dubbio è lecito nutrirlo. L'anno scorso, in estate, sul forum del Movimento popolare antieuro, un anonimo utente grillino disegnò più o meno lo stesso scenario di oggi.

Ipotizzando come unica via per non lasciare il M5S fuori dai giochi anche a quota 35 per cento «un accordo» con Lega e, eventualmente, Fdi, con un programma comune - dal no Euro alla stretta sulle banche. E il leader? Non Casaleggio, che ieri ha promesso: «Non sarò candidato premier».

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