«Il mio programma elettorale credo sia sufficientemente rock. Resto in campo per la responsabilità e l'amore che sento per il mio Paese». Silvio Berlusconi, ospite di Radio 105 a «105 Friends» da Tony & Ross parla dei lavori in corso nel centrodestra in vista delle elezioni. E traccia un primo identikit della sua futura squadra di governo. «Pensiamo a una maggioranza di ministri non scelti tra politici di professione ma tra protagonisti di impresa, professioni, istruzione e alti gradi. Tra persone che non hanno mai fatto politica, che vengano dal lavoro e abbiano saputo raggiungere traguardi. A me piace chiamarli cavalieri del lavoro».
Il presidente di Forza Italia si sofferma su temi concreti, sicurezza e immigrazione, in primis. «La presenza dei migranti provoca una quasi inesistenza della nostra sicurezza. È necessario che l'Ue stipuli trattati per far sì che migranti economici possano essere rimandati in paesi di origine e fermati prima che si imbarchino». In chiave sicurezza l'idea di fondo è di rimettere a regime progetti già perseguiti durante l'era dei governi berlusconiani. Quindi «sì ai poliziotti di quartiere e all'esercito in città come nell'operazione che io avevo per primo promosso Strade sicure».
Berlusconi oltre a concedersi ai microfoni radiofonici di Radio 105 invia anche un messaggio a un convegno del Ppe «L'Italia e l'Europa che vogliamo» organizzato da Antonio Tajani a Fiuggi. Un intervento - letto dall'europarlamentare Massimiliano Salini - che è una sorta di dichiarazione d'amore per il sogno europeista, forse tradito nella sua realizzazione, ma sempre attuale soprattutto per chi ha vissuto gli anni della guerra fredda. «Sono convinto che noi non possiamo non essere europeisti. Chi ha visto - o ha soltanto letto nei libri - le vicende dell'Europa devastata dalle guerre, non può non emozionarsi all'idea di attraversare, senza neppure dover mostrare un documento, confini per difendere i quali fino a settant'anni fa milioni di giovani hanno perso la vita» scrive Berlusconi. «Settant'anni di pace nella sicurezza sono un dono inestimabile che dobbiamo all'Europa, e che forse le generazioni più giovani comprendono meno, perché il ricordo delle guerre sfuma nel tempo». «Basterebbe questo per dire che il grande sogno di De Gasperi, di Adenauer, di Schuman, si è rivelato un successo. Tuttavia non possiamo accontentarci, in una stagione nella quale la costruzione europea è al minimo storico di consenso anche in Italia dove è sempre stato alto». «L'antieuropeismo del M5s può essere una bandiera efficace ma pericolosa. Noi non possiamo non essere europeisti» continua. «Il Ppe, di cui Fi è parte, deve farsi propulsore di un'Europa diversa» raccogliendo i sentimenti e i timori dei cittadini europei. «Nessun paese può farcela da solo, tantomeno uno fragile come l'Italia. Tuttavia neanche l'Europa potrà farcela, se non sarà capace di ascoltare il grido di protesta che viene dai popoli europei».
L'alta tensione dei giorni scorsi, alimentata da alcune stoccate di Matteo Salvini, intanto sembra si stia stemperando. Un rasserenamento dei toni a cui ha sicuramente contribuito la «strategia della resilienza» adottata da Berlusconi, con repliche soft e dichiarazioni in cui si dà per acquisita la coalizione. «Non dobbiamo mai dare l'impressione di non essere una coalizione, ne pagheremmo tutti il prezzo. Dobbiamo essere il collante del centrodestra», la raccomandazione trasmessa al partito. Piuttosto ribadite la centralità e l'affidabilità di Forza Italia, partito trainante ed elemento di equilibrio della coalizione.
Nel centrodestra, intanto, si cerca di capire se siano vere le voci di una frenata renziana in merito all'election day, visto che almeno in Lombardia si sta già iniziando a lavorare sulle liste. Una mossa difensiva da parte del Pd che certo non susciterebbe soddisfazione dalle parti di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.