Milano. L'attacco all'Ucraina e le minacce sull'Europa, la crisi umanitaria e quella energetica. E poi l'uscita dal Covid e le incognite dell'economia. In un passaggio che delicato è dir poco, Forza Italia propone una linea di equilibrio e pragmatismo. Gli azzurri ieri hanno riunito gli eletti in Lombardia (Regione che andrà al voto fra un anno) in un appuntamento convocato dal coordinatore regionale Massimiliano Salini per parlare anche di elezioni.
Ma a Milano, che dista da Kiev 2mila chilometri, l'orizzonte non poteva che essere quello di una guerra che mette a dura prova l'Europa e l'Occidente. Ed è stato il coordinatore nazionale Antonio Tajani, già presidente dell'Europarlamento, a proporre la sua lettura della crisi e le sue valutazioni sulle iniziative praticabili, compreso l'invio, come mediatori sotto l'ombrello Onu, della ex cancelliera tedesca Angela Merkel e dell'ex premier Silvio Berlusconi, che a Palazzo Chigi era stato artefice di una politica di dialogo con Mosca. Forza Italia ha ribadito che le sue radici sono ben piantate nella tradizione dell'atlantismo e dell'europeismo, ma la scelta di campo non esime da una valutazione rigorosa degli errori commessi dall'Occidente. «Sono state perse moltissime occasioni - ha aggiunto Tajani - e forse oggi Berlusconi e la Merkel sarebbero gli unici, a mio giudizio, sotto l'ombrello dell'Onu, in grado di avviare una trattativa seria». «Due rappresentanti dell'Occidente, due grandi europeisti che possono interloquire anche con Putin». L'idea di Tajani, insomma, nasce dall'analisi di un cammino interrotto: «Se avessero, dal 2002 ad oggi, seguito il percorso indicato da Berlusconi facendo sedere allo stesso tavolo, a Pratica di Mare, Bush e Putin, cercando di portare lo stesso Putin verso l'Occidente, forse non ci troveremmo in queste condizioni».
Senza iniziative efficaci, gli scenari sono da incubo. In primo luogo sul terreno geopolitico. «La Cina - ha detto Tajani - cercherà di avere la Russia come suo vassallo. Quello è il disegno, utilizzare la Russia per invadere ancora di più dal punto di vista commerciale l'Occidente».
Le prospettive dell'economia non sono meno preoccupanti. Per questo gli azzurri hanno chiesto una cura da cavallo: eurobond, raccolta di fondi sul mercato europeo, tesoro europeo, rinvio del Patto di stabilità, conferma degli acquisti dei titoli di Stato da parte della Banca centrale.
E, per l'emergenza rappresentata dai rincari di gas e carburanti, la ricetta è «un altro recovery» sulla crisi energetica. «Dal settembre dello scorso anno - ha spiegato il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini - il governo Draghi è intervenuto ripetutamente sul caro energia con misure che complessivamente raggiungono i 15 miliardi di euro. Una cifra enorme - il 10% di tutto quello che è stato speso per sostentare economia e salute nei due anni di pandemia - e tuttavia insufficiente. Servirà probabilmente un nuovo scostamento di bilancio».
Dopo la partita «della sopravvivenza» (quella del Covid) ecco «la partita della vita». «Un continente che non è indipendente sull'energia, non è libero - ha avvisato il ministro - E infatti non siamo liberi di dire no al gas russo». Si annunciano tempi difficili, e una politica responsabile non può vendere illusioni. Le priorità sono chiare: stare nel campo della libertà, lavorare per la pace, sperare che le sanzioni fermino la Russia. E per questo potrebbe esserci un prezzo da pagare.
«Non possiamo voltare lo sguardo dall'altra parte - ha concluso Gelmini. Dobbiamo essere pronti a fare dei sacrifici per difendere la libertà e l'Occidente. Sarà la prova più dura, ho la sensazione che non passerà così in fretta questa stagione di guerra».
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