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"Proposta da valutare. I fuoriusciti? Chi ci lascia non ha mai fortuna.."

Il vicepresidente azzurro replica a Salvini: "Aspettiamo che l'idea venga formalizzata"

"Proposta da valutare. I fuoriusciti? Chi ci lascia non ha mai fortuna.."

Presidente Antonio Tajani, Matteo Salvini propone una federazione del centrodestra. Cosa ne pensa?

«È una proposta che va esaminata e valutata. Aspettiamo che venga formalizzata».

Berlusconi e Salvini si sono parlati ieri mattina. Cosa si sono detti?

«Si sono confrontati come accade tra alleati. Non ci vedo nulla di strano».

La proposta della federazione arriva alla fine di una settimana difficile per il centrodestra.

«Il centrodestra è una coalizione non è un partito unico. Apparteniamo a famiglie politiche europee diverse, abbiamo posizioni e identità molte chiare e con queste andiamo alla ricerca di un minimo comune denominatore. Berlusconi ha fondato il centrodestra, senza Forza Italia il centrodestra non esisterebbe e ci sarebbe soltanto la destra, ma non significa che non esista una coalizione. Detto questo Forza Italia vuole tornare a a essere la prima forza politica. Per questo dobbiamo lavorare e impegnarci a partire dalle amministrative».

Cosa risponde a chi sostiene che Forza Italia intende entrare in maggioranza?

«La nostra linea politica è molto chiara. È un momento storico difficile. Berlusconi offre la sua disponibilità all'ascolto ma lo spirito di collaborazione non va confuso con il sostegno al governo. Il nostro è un sostegno all'Italia, anche Churchill durante la guerra chiese collaborazione ai laburisti ma certo non diventarono alleati politici».

Cosa farete sullo scostamento di bilancio e sulla manovra?

«Il centrodestra lo ha sempre votato, una volta si è astenuto. Se ci saranno le condizioni lo voteremo, stiamo esaminando e valutando. Berlusconi è un leader responsabile, mette l'interesse dell'Italia davanti al partito. Lo stesso vale per la manovra, vediamo quali nostre proposte verranno accolte, ma non va confusa la disponibilità a lavorare per il Paese con la disponibilità a lavorare per il governo».

Avete presentato un pacchetto di proposte molto articolate. Sono arrivati segnali dal governo?

«Segnali? Vedremo, le nostre proposte vanno nella direzione del sostegno a un'Italia spesso dimenticata, si rischia di dividere l'Italia tra garantiti e non garantiti. Non si può parlare di ristori, servono sostegni congrui. Sono questi i contenuti che ci interessano».

Tre deputati hanno lasciato Forza Italia per la Lega.

«Sono favorevole a quello che non correttamente si chiama vincolo di mandato. Si può cambiare il regolamento della Camera e chiedere di rispettare la volontà degli elettori, ferma restando la libertà di votare in dissenso. Il gentleman's agreement se uno se ne vuole andare può poco. Il punto è che serve rispetto verso gli elettori, peraltro chi ha lasciato il proprio partito non ha mai avuto grande fortuna politica altrove».

Cosa accadrà sul Recovery Fund?

«L'accordo si troverà ma l'Italia è in grande ritardo, bisogna presentare i progetti, avevamo proposto una Bicamerale che lavorasse su questo. Ci sono i fondi Sure, il Mes, i soldi della Bei dei quali abbiamo chiesto solo 1,6 miliardi, ci sono i soldi della Bce. Adesso vediamo anche cosa farà l'Europa per aiutare l'accesso al credito delle imprese. Bisogna accelerare».

Dopo le dichiarazioni di Nicola Morra cosa accadrà in Commissione Antimafia?

«I nostri deputati e senatori non parteciperanno alle sedute finché non cambierà il presidente. Le sue frasi sono di una gravità inaudita non solo perché ha offeso una persona che non si può difendere, ma perché ha offeso i calabresi e tutte le persone malate alle quali non si può togliere il diritto di esser protagonisti nella politica. È una cultura che ricorda quella di Sparta o delle dittature del 900 con una selezione legata alla razza. Noi abbiamo una cultura cristiana e riteniamo che ogni persona sia utile e indispensabile e anche se è malato ha diritto a candidarsi. Morra si deve dimettere.

Una persona con questa concezione della vita è indegna di rappresentare le istituzioni».

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