
Nella pancia della Curva Sud in trasferta a San Vittore risuonano rabbiose accuse ai giornalisti ficcanaso come Klaus Davi e Massimo Giletti. Un pugno di minuti dopo le 18 si sa che il «loro» capo Luca Lucci si è beccato 10 anni come mandante del tentato omicidio all'ex ultrà Enzo Anghinelli, il suo braccio destro Daniele Cataldo sarebbe stato l'esecutore. Accompagnato dai legali la vittima è «soddisfatta», in mattinata proprio a Davi ha aggravato la posizione dei presunti carnefici. Fuori dall'aula, a pochi metri, ad arringare i cronisti a suo dire imbeccati dalle veline della Procura è Marco Pacini detto Pacio. Ex giocatore delle giovanili rossonere, qualche guaio giudiziario alle spalle, è l'uomo di fiducia di Lucci. Si agita dietro le transenne, sotto lo striscione Ultras, amicizia, lealtà, fratellanza, aggregazione: noi siamo la Curva sud, non siamo un'associazione difende i sodali dalle pesanti accuse dei pm antimafia Paolo Storari, Sara Ombra e Leonardo Lesti. «Il direttivo del tifo rossonero non è un'associazione a delinquere, di 'ndrangheta mai vista l'ombra - lo dicono le carte - voi giornalisti invece di fare riprese cercate la verità», sibila prima della sentenza che lo sbugiarda.
Con una esibizione potente e spavalda legge il volantino della Curva, manda frecciate alla dirigenza interista che l'ha fatta franca nonostante i rapporti a suo dire conclamati con l'assassino di Antonio Bellocco, al secolo l'interista Andrea Beretta (che si è beccato 10 anni, l'associazione a delinquere e l'agevolazione della 'ndrangheta), appare convinto che i fatti attribuiti ai tifosi alla sbarra siano maturati «fuori dallo stadio», dal pestaggio di un ultrà a Motta Visconti fino alla sparatoria del 12 aprile 2019 contro l'odiato ex compagno di curva «che ha cose da nascondere per tutta Milano». Anghinelli replica al Giornale, «vada in Questura a parlarne, me lo dica in faccia o stia zitto».