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Prove di intesa in aula ma il centrodestra non si fida del governo

Dopo l'apertura di Conte alle Camere, votati 4 punti dell'opposizione. "Solo una furbata"

Prove di intesa in aula ma il centrodestra non si fida del governo

Conte apre all'opposizione. E lo dice in aula, sia alla Camera che al Senato. L'idea di una tavolo di confronto, dice, è sempre valida. E se il centrodestra per ora rinuncia a questa occasione, spiega ancora il premier, la proposta rimane valida per il futuro. Questa mano tesa ha come riscontro immediato il voto favorevole a quattro dei ventidue punti presenti nella risoluzione presentata ieri alla Camera dai capigruppo Gelmini (FI), Molinari (Lega), Lollobrigida (Fdi) e Lupi (NcI). Un segnale importane. Segno che qualcosa sta cambiando nei rapporti politici e nel modo di affrontare l'emergenza sanitaria ed economica.

È ancora presto, però, per considerare il fatto un cambio di passo tanto che i leader dell'opposizione hanno replicato alzando la posta. «Sono contento se ci ascoltano - dice Matteo Salvini, entrando a Palazzo Madama - ma non cambio idea sul governo. Domani (oggi, ndr) votano il ddl Zan alla Camera, mentre il mondo parla di altro. La maggioranza continua a vivere su Marte, però se riusciamo a limitare i danni sono contento». «Altro che cabina di regia - tuona diffidente la l eader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni - l'unica collaborazione possibile si può registrare qui in Parlamento, vediamo come e quante volte Pd e grillini voteranno le nostre proposte».

La presenza in aula del premier sembra però soltanto una furbata. Dopo 22 Dpcm, osserva Mariastella Gelmini (Fi) «appare strumentale» questa improvvisa attenzione per il Parlamento. «Non potete - ammonisce la capogruppo azzurra - dire agli italiani se e come chiudere: dovete dire come evitare che si ripiombi nel caos di prima». Insomma, ha concluso Gelmini, «gli errori fatti dal governo sono tanti, la nostra disponibilità resta ma non per condividere gli errori e le vostre lacune».

Nella risoluzione presentata dal centrodestra c'erano anche richieste che rappresentano un monito pesante al modo in cui è stata finora gestita l'emergenza. Per esempio è stato chiesto di rendere subito disponibili i verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico. «Assicurando - recita la risoluzione - un dialogo costante dello stesso anche con i rappresentanti del mondo produttivo e lavorativo».

E poi c'è il punto 5 su cui il centrodestra puntava molto e che non è passato. Punto nel quale si chiede la riapertura delle attività produttive in base a protocolli di sicurezza e non in base a codici Ateco, «consentendo l'esercizio di tutte le attività commerciali, inclusi ristoranti, bar, piscine, palestre e altri, che possano garantire l'applicazione dei protocolli di sicurezza».

I punti della risoluzione di centrodestra su cui la maggioranza ha dato parere favorevole sono quello relativo alle esigenze dei pazienti non Covid-19 (e, tra questi, dei pazienti cronici e oncologici); quello che è volto a garantire una tutela effettiva, da qui fino al termine dell'emergenza, ai lavoratori fragili, alle persone con disabilità; quello che prevede interventi mirati e appropriati alle diverse fragilità, al fine di non isolare ulteriormente bambini, ragazzi e persone con disabilità; e infine quello che auspica il potenziamento della sicurezza nelle scuole con l'utilizzo di termoscanner.

Alla fine, il centrodestra si astiene su 10 degli 11 impegni contenuti nel testo della maggioranza, salvo votare contro la richiesta di misure differenziate, anche automatiche, a seconda delle diverse criticità dei territori. Forza Italia, FdI e Lega si astengono anche sull'ultimo impegno, relativo al Mes (si prenda una decisione sul Fondo solo dopo un dibattito in Parlamento e un piano dettagliato del governo).

Resta insomma la speranza e l'auspicio che il governo non ricorra al lockdown generale. Eventualità che il centrodestra respinge con fermezza. Non si muore solo di Covid, ma anche di fame. È il refrain dell'opposizione.

E la Lega, per voce del deputato Claudio Borghi, attacca: «Come si permette presidente di anteporre il bene della salute al diritto al lavoro?».

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