Tanti partiti, pochi voti, molte ambizioni. Il centro non è mai stato così affollato: Verdini con Ala, Ncd di Alfano, quel che resta dell'Udc, Scelta civica del viceministro Zanetti, fuoriusciti vari da Lega e Forza Italia, con l'aggiunta di altri pezzetti di un centro senza gravità permanente. Da quando Verdini ha definito «inevitabile» un percorso verso una «convenzione di centro», cioè, fuor di politichese, un'aggregazione delle forze centriste ora in ordine sparso (tutte fuori dal Parlamento se al prossimo giro si voterà con l'attuale Italicum), le manovre hanno subito un'accelerazione. Il punto, quando si immagina un contenitore unico, è sempre lo stesso: chi annette chi, chi fa il capo. E qui l'unità di intenti (tutti «moderati», tutti simpatizzanti, se non alleati, del governo Renzi) lascia il posto alle ambizioni e alle rivalità.Il rapporto personale tra Verdini e Alfano, ad esempio, «è inesistente» racconta un fedelissimo del leader Ncd. «Non c'è mai stato feeling tra i due, il rapporto si è logorato ancora di più durante il governo Letta. Lui ha incassato poltrone noi invece siamo coerenti con una scelta politica» spiega invece un verdiniano della primissima ora. Quel che rende molto complicato un «percorso comune» tra Ncd e l'Ala è un'idea diversa sulla leadership di questo agognato nuovo centro. Se nel campo di Verdini si ripete che un leader comune dovrà essere una figura nuova (e che Verdini non ha ambizioni di leadership, esercita il potere in altro modo), dall'altro campo Alfano si immagina come il naturale leader di un nuovo partito di centro agganciato al Pd renziano, una «Margherita 2.0». Si racconta anche di un incontro nei giorni scorsi nella sede di Ala, in via Poli a Roma, finito in un nulla di fatto proprio per la condizione posta da Ncd (garantire la guida ad Angelino), irricevibile per Verdini.Il fiorentino ex Pdl, invece, ha più sintonia con il segretario di Scelta civica, Enrico Zanetti, che ha appena incassato da Renzi la nomina a viceministro dell'Economia. E proprio come Verdini, anche Zanetti condivide delle perplessità sulla parabola politica di Alfano («Il suo partito è un aggregato di persone che pensano alla poltrona») mentre non lesina complimenti a Verdini («Ha un processo politico più coerente, per certi versi simili al nostro»), tanto che si è parlato di un accordo già fatto tra i due per unirsi in un unico gruppo parlamentare, con la benedizione di Renzi. Ma anche qui, nel piccolo ma inquieto mondo dei partitini neo-centristi, non mancano le scintille. I verdiniani sospettano di ambizioni personali anche Zanetti, mentre l'apertura di Zanetti a Verdini non trova il gradimento dei suoi, né soprattutto di Giacomo Portas. Chi? Il nome non dirà molto, ma Portas - deputato eletto con il Pd, di cui non fa parte - è un signore con un'invidiabile dote. È suo, infatti, il logo «Moderati», nome che fa gola a chi immagina un nuovo soggetto di centro, ma che appartiene appunto al partito di cui è segretario Portas, che in alcune Regioni e città ha percentuali non indifferenti (a Torino è decisivo per far vincere Fassino).
Ebbene, sabato prossimo Scelta civica presenterà a Roma il suo «Cantiere dei cittadini moderati», ufficializzando l'alleanza con i Moderati di Portas alle amministrative. «Verdini? Con lui nessuna unione possibile» assicura Portas, alleato di Scelta civica. Altro che moderati, non c'è pace al centro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.