Roma - Quando il telefono di James Pallotta inizia a squillare, sono appena le otto di mattina. È solo l'inizio di una giornata da psicodramma in casa Roma, con commenti allarmati sulle radio della Capitale che trattano 24 ore su 24 le vicende della squadra giallorossa. Il socio dell'imprenditore americano in carcere e il destino dello stadio - il business centrale dell'intera operazione a stelle e strisce - improvvisamente in bilico. «Noi non abbiamo sbagliato niente e siamo stati trasparenti, il progetto deve continuare», il commento del patron della Roma.
I telefonini continuano a squillare, Pallotta parla con i suoi dirigenti, in particolare con il dg Mauro Baldissoni che è il braccio operativo della società sul dossier stadio e che ieri era a Milano per una delicata assemblea di Lega sull'assegnazione dei diritti tv. Tutti provano a rassicurarlo sul progetto, ma il presidente appare preoccupato e infastidito. Ha già speso oltre 60 milioni sullo stadio e quasi 200 tra acquisto del club e aumenti di liquidità, non può non sfiorarlo il pensiero di aver buttato via i suoi soldi. L'inchiesta può fargli perdere altro tempo, ora che era appena scaduto il termine per presentare le osservazioni al progetto e che a metà luglio sarebbe arrivata sui tavoli della Regione Lazio la delibera per ricevere l'ok definitivo. Arresti e indagini potrebbe imporre lo stop al progetto.
Giusto un anno fa, nel giorno dell'addio al calcio di Totti, lanciò un messaggio chiaro: «Se lo stadio non sarà pronto nel 2020 ci sarà un nuovo proprietario». Ieri davanti al suo hotel di via del Babuino nel centro storico con i cronisti in attesa di una sua dichiarazione ha detto: «Qualcuno dice che lo stadio potrebbe fermarsi? Allora mi verrete a trovare a Boston...». Incalzato dalle domande, ha provato a frenare: «Vendere la Roma? Dissi che l'avrei fatto se ci fossero stati dei ritardi ma noi non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Stamattina ho passato due ore difficili, ma risolveremo». E a chi gli chiede se avesse telefonato a Parnasi risponde con un sorriso: «Non credo abbia il cellulare in galera...».
La notizia dell'inchiesta arriva nel giorno in cui la commissione Uefa dà l'ok alla Roma al «settlement» per il Fair Play Finanziario: sarà sufficiente una cessione, probabilmente quella già messa in conto di Nainggolan, per rientrare nei parametri. Ma nell'ambiente di fede giallorossa è scattato l'allarme rosso. «Ora lo stadio non si farà e Pallotta se ne andrà» e «Ha sbagliato la scelta del partner», i commenti unanimi nelle trasmissioni diffuse nell'etere romano che per un giorno mettono da parte l'argomento mercato con una squadra già molto attiva nella campagna acquisti.
Il futuro della Roma da ieri è più incerto. Il dossier stadio non è competenza di chi ha condotto le indagini, ma il progetto sarà sospeso dal Comune con una procedura di autotutela. Sospeso, e chissà se a questo punto ripartirà mai.
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