Carles Puigdemont è sfuggito a un altro arresto. L'ex presidente catalano, che aveva trascorso in Finlandia giovedì e venerdì su invito di un gruppo di politici del Paese nordico suoi simpatizzanti, era stato raggiunto da un mandato di arresto europeo emesso dalla Spagna per ribellione e sedizione, ma è ripartito per il Belgio (dove si è rifugiato dallo scorso ottobre dopo la dura reazione del governo di Mariano Rajoy al referendum sull'indipendenza della Catalogna) venerdì sera, prima di un possibile fermo seguito dall'estradizione richiesta da Madrid. Tutto questo nonostante l'avvocato di Puigdemont avesse assicurato che il suo assistito era pronto a consegnarsi alle autorità finlandesi una volta che il mandato internazionale fosse stato ricevuto a Helsinki.
L'ultimo capitolo della peregrinazione di Puigdemont fa seguito alle sue dure dichiarazioni sugli scontri della tarda serata di venerdì a Barcellona, scoppiati dopo che si era diffusa la notizia del rinvio a giudizio di 12 leader secessionisti catalani, cinque dei quali sono stati incarcerati, tra i quali spicca il candidato alla presidenza Jordi Turull. Gli altri arrestati sono l'ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell e gli ex ministri catalani Raul Romeva, Joseph Rull e Dolors Bassa: Turull e Forcadell, insieme con l'ex vicepresidente Oriol Junqueras (che era già in prigione) e con la leader del partito dell'estrema sinistra secessionista Erc, Marta Rovira (rifugiatasi in Svizzera), rischiano una condanna a 30 anni. Circa diecimila manifestanti si sono concentrati nel cuore di Barcellona, ma quando hanno cercato di raggiungere gli uffici federali del governo è partita la carica degli agenti: il bilancio degli scontri che sono seguiti è di 24 feriti.
La raffica di arresti - e in particolare quello di Jordi Turull - ha fatto anche sì che al Parlamento catalano si bloccasse il processo che avrebbe dovuto portare all'elezione del presidente della Generalitat. Il presidente del Parlament, Roger Torrent, avvertito da Madrid che se avesse proseguito sarebbe incorso in un reato, ha deciso di sospendere la sessione dedicata all'investitura.
In una situazione di «eccezionalità politica», come ha detto lo stesso Torrent, il dibattito ha preso una piega polemica nei confronti delle autorità spagnole. Torrent ha accusato il governo centrale di «impedire che si rifletta la sovranità espressa nelle urne» e ha esortato a formare «un fronte unito a difesa della democrazia e dei diritti fondamentali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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