Lui continua a ripetere (lo ha fatto ancora ieri su Twitter) che non cesserà di lottare fino alla vittoria, ma la verità è che per Carles Puigdemont le prospettive cominciano a farsi inquietanti. Ieri la corte del Land tedesco di Schleswig-Holstein ha autorizzato l'estradizione in Spagna dell'ex presidente indipendentista della Catalogna per malversazione ma non per ribellione. A questa distinzione, che dovrebbe evitargli di essere processato per l'accusa per lui più grave e pericolosa, Puigdemont si è aggrappato per sostenere che il pronunciamento dei giudici di Kiel rappresenta «la sconfitta della principale bugia dello Stato: i magistrati tedeschi hanno negato che il referendum del primo ottobre sia stato un atto di ribellione».
È vero che i giudici tedeschi hanno negato che la convocazione di un referendum sull'indipendenza della Catalogna e la successiva proclamazione di tale indipendenza configurassero il reato di alto tradimento, ma è anche vero che hanno respinto la pretesa di Puigdemont di qualificare la richiesta di estradizione da parte di Madrid come politicamente motivata.
Rimane comunque il fatto che l'estradizione in Spagna di Puigdemont, che era stato arrestato nello Schleswig-Holstein lo scorso 25 marzo e in seguito ha ottenuto il permesso di risiedere in Germania in stato di libertà, è a questo punto sempre più vicina.
Un portavoce dell'ufficio del procuratore generale di Kiel ha detto che potrebbe avvenire «in tempi molto rapidi».Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha detto che la decisione della giustizia tedesca sarà rispettata, ma si è detto soddisfatto che saranno finalmente dei magistrati spagnoli a giudicare Puigdemont.
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