Secondo gli analisti, il rischio di una bolla speculativa è oggi molto più elevato sul mercato obbligazionario rispetto a quello azionario. Basti pensare, infatti, che fino al 2012 il tasso di rendimento minimo del Btp con scadenza tre anni si posizionava all'1,6%, mentre oggi non va oltre lo 0,3% e il Btp decennale si attestava al 3,2% contro l'attuale 1,7%. In tale contesto puntare bond potrebbe, quindi, esporre il rispamiatore al rischio di una forte correzione.
Detto questo, un portafoglio a reddito fisso che possa coniugare la ricerca di un discreto rendimento con una buona copertura del rischio bolla, dovrebbe prevedere una quota del 20% in titoli di Stato «periferici» (Italia e Spagna) con scadenze tra i 5 e i 15 anni, una quota del 10% di bond societari e high yield euro, un altro 10% di high yield Usa, un 10% di obbligazioni convertibili, un 20% di titoli legati all'inflazione (compresi i «Btp Italia») suddivisi a metà tra area euro e area dollaro americano, un 20% di titoli di Stato Usa (Treasury) con scadenza tra i 5 e i 10 anni, e un 10% di titoli di Stato dei Paesi emergenti in dollari.
Un portafoglio così articolato potrebbe arrivare a generare un rendimento complessivo lordo nei prossimi dodici mesi intorno al 6%, qualora il cambio euro-dollaro dovesse portarsi al fixing di 1,07-1,06 (ovvero che il biglietto verde si apprezzi di quattro o cinque punti percentuali rispetto all'euro).
Il risparmiatore potrebbe, invece, accusare perdite del 3-4%, in caso di una leggera correzione del mercato obbligazionario, che potrebbero giungere al 10% se ci sarà lo scoppio di una bolla speculativa. In quest'ultimo caso, sarà fondamentale contattare un consulente finanziario prima di effettuare qualsiasi scelta emotiva, che potrebbe tradursi in perdite cocenti e difficilmente recuperabili anche nel medio termine.
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